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Stendardo si racconta: “Io, il più giovane esordiente di Napoli. Con la Lazio è stata la migliore esperienza della mia carriera”

Immagina esordire con la squadra della tua città davanti a decine di migliaia di persone. La carriera di Guglielmo Stendardo è iniziata esattamente così, partendo dal settore giovanile della sua amata Napoli. Gli anni d’oro con la maglia della Lazio, la breve parentesi alla Juventus e infine l’esperienza con l’Atalanta. Questo e tanto altro nel suo racconto ai microfoni di Grandhotelcalciomercato.com.

 

 

 

Cosa ricorda del suo arrivo nelle giovanili del Napoli? C’è un momento che più degli altri le è rimasto nel cuore?

L’esordio in Serie A a 17 anni credo che tutt’oggi sia il più giovane con la maglia del Napoli, e questo per me è motivo di grande orgoglio. Ho avuto la fortuna di fare tutto il settore giovanile nella mia città e poi a 17 anni, dopo aver fatto l’esordio, mi sono trasferito a Genova alla Sampdoria. Credo che Napoli per me sia stato importante sotto tutti i punti di vista, anche umano. Sono esperienze che ricordo sempre con grande affetto e amore”.

 

 

 


 

 

Passando all’esperienza alla Lazio, probabilmente la parentesi migliore della sua carriera. Quali sono stati i momenti più significativi con la maglia biancoceleste?

“Con la Lazio abbiamo ottenuto la Champions League e fatto cose importanti. Abbiamo raggiunto risultati inimmaginabili, nel 2007 riuscimmo ad arrivare terzi in campionato. Ce la giocammo in Champions con il Real Madrid, una partita che finì 2-2 in un Olimpico strapieno. Sono ricordi indelebili che conservo sempre nella mia mente e nel mio cuore. Confrontarsi con i migliori è sempre motivo per imparare cose nuove. Quella alla Lazio la ricordo come l’esperienza più importante, anche perché poi oggi vivo e lavoro a Roma, dunque questa città per me è il centro di tutti i miei interessi, anche attuali. Ricordo tutti i momenti alla vigilia dei derby di Roma, partite molto sentite nella Capitale. Ho anche avuto la fortuna di giocare con Paolo Di Canio, che era un vero tifoso della Lazio e quindi mi preparava in modo incredibile. Credo che quelli siano stati i momenti più belli, giocare i derby a Roma penso che sia una delle cose migliori che un calciatore possa vivere”.

 

 


 

 

Cosa ha imparato nella breve parentesi alla Juventus e cosa si prova a lavorare con giocatori come Del Piero, Buffon, Nedved?

“Sono esperienze importanti, perché la Juventus è una società che è sempre stata un esempio, non solo per quanto riguarda i risultati sul campo. Per me arrivare a Torino dopo la parentesi alla Lazio è stato un momento importante della mia carriera. Buffon, Del Piero, Trezeguet, Camoranesi, Nedved, ho avuto la fortuna di conoscere giocatori davvero forti che facevano la differenza. Dunque è stata un’esperienza sportiva importante anche se il mio obiettivo era quella di tornare a Roma, ovvero la città nella quale avrei vissuto e avrei continuato a lavorare anche per il futuro”.

 

 


 

 

Qual è il punto forte di Gasperini che secondo lei ha portato l’Atalanta a diventare una certezza del nostro campionato?

Gasperini è un tecnico che ha saputo plasmare un gruppo di giovani scelti molto bene dalla società. È un mister davvero bravo a gestire tanti giocatori forti. Il punto forte dell’Atalanta è sempre stato Antonio Percassi, un uomo lungimirante, un grande imprenditore ma soprattutto un ex calciatore che conosce perfettamente questo mondo. È riuscito a fare dell’Atalanta un piccolo gioiello, e che ormai non è più una sorpresa. Ogni anno dimostra di essere una grande squadra ed è diventata una realtà europea di primissimo livello. Oltre ai risultati sul campo, è una società modello anche per l’aspetto economico poiché riesce a tenere sempre sotto controllo i conti. È davvero un punto di riferimento per quanto riguarda la struttura societaria. Poi Bergamo vive di calcio, i bergamaschi sono una tifoseria molto vicina alla squadra, e questo aiuta soprattutto nei momenti più delicati”.

 

 


 

È rimasto stupito dal Napoli e da come Spalletti abbia radicalmente cambiato questa squadra?

 

Spalletti è il valore aggiunto di questa società. Ha riportato entusiasmo e ha dato un‘identità tattica precisa alla squadra. È un allenatore che sa gestire tutti i momenti“.

 

 

 


 

 

 

 

Con quale ex compagno si sente maggiormente al giorno d’oggi?

 

“Nel calcio ho fatto tantissime conoscenze e sono stato fortunato perché poi nel mondo dello sport è bello avere rapporti di stima. Sinceramente oggi sento un po’ tutti, forse un po’ più spesso Foggia e Sculli. Con queste persone ancora oggi riesco a mantenere un rapporto umano importante. Poi anche Hernanes e Chiellini. Giorgio è sempre gentile e puntuale, non solo quando parliamo di calcio. È importante mantenere vivi questi rapporti”.

 

 

 


 

 

Da cos’è nata questa sua aspirazione che l’ha portata a studiare Giurisprudenza e a diventare un docente universitario di Diritto dello Sport?

 

“Questo è nato quando ho intuito che il diritto sarebbe diventata una parte importante della mia vita e non solo calcistica, perché poi quando mi sono laureato nel 2010 ho capito di specializzarmi in una materia che era quella del Diritto Sportivo. Io non mi occupo solo di quello, ma ho anche collaboratori che si occupano di diritto civile, penale, tributario. Però preferisco soffermarmi di più su quella che è la gestione giuridica del rapporto dell’atleta con le società e soprattutto quello che riguarda la parte stragiudiziale di questo settore. Fare all’interno dello sport anche questa parte giuridica e anche economica mi consente di guardare lo sport a 360º. Quest’anno è stato importante perché ho iniziato questo corso, di cui sono docente, che si chiama “Giurista entra in campo” che affronta tutti i problemi del mondo dello sport dal punto di vista giuridico, economico e manageriale con un taglio più pratico e attraverso la partecipazione di personaggi che hanno vissuto quell’argomento”.

 

 

 


 

 

In più ha iniziato anche ad allenare la squadra di calcio della tua università, come si sta trovando in questo ruolo?

 

“È importante perché poi io sono orgoglioso di rappresentare un ateneo così importante come la Luiss, che mette in campo questo progetto di dual career. Avere la possibilità in ambito accademico di insegnare diritto dello sport e in campo continuare a trasferire la mia esperienza ai giovani credo che per me sia il massimo. Il campo mi manca e quindi allenare un gruppo di giovani, che cercano di far coincidere lo sport e lo studio, mi rende orgoglioso”.

Davide Masi

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Davide Masi

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