Premessa. Hertha Berlino e Bundesliga: una sfida bellissima. Però. Però Stevan Jovetic una porta all’Italia l’ha sempre lasciata aperta. E non proprio per poco tempo. Anzi. La Serie A, dopo il Monaco, era uno dei suoi sogni: quattro anni in Francia lo avevano portato all’idea di cambiare maglia ed esperienza. E ritornare da noi gli sarebbe piaciuto parecchio.
Anzi, tantissimo. Così tanto, che prima di dare il suo assenso all’Hertha (che considerare una seconda scelta sarebbe proprio sbagliato) aveva valutato eccome l’idea di tornare a parlare italiano. Chi avrebbe voluto? Due club. “Mi piacerebbe davvero tanto tornare in Italia” continuava a ripetere ai suoi agenti, che gli proponevano varie alternative.
Da un lato, la Lazio, per dare il via all’operazione rilancio con un allenatore preparato come Sarri in panchina. Dall’altro, il suo amore. Quello grandissimo. Una speranza, un sogno: ricevere la chiamata di Pradè che gli dicesse “Torni da noi, a Firenze“.
Qualche contatto c’era stato, ma poi le cose si erano fermate lì. Gli sarebbe piaciuto che l’operazione diventasse più concreta, soprattutto quella per il passaggio nella squadra di Italiano. Già, in realtà, la stessa cosa era capitata a gennaio, senza grossi sviluppi.
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