Umiltà, talento e tanta voglia di arrivare. “Ha sempre avuto una marcia in più degli altri, non solo a livello tecnico ma anche di testa”. Parola di Roberto Druda, che Torreira lo ha scoperto e lo conosce meglio di tutti. Lungimiranza.
“Lo scoprimmo a Pescara grazie a una collaborazione con i Wanderers, dove giocava Lucas che faceva la punta. Era un 10 puro, lo paragonavano a Tevez. Sapeva anche fare gol. Classe ed eleganza, ma sempre comunque con una grande intelligenza calcistica. Poi é arrivato Oddo, in primavera, che gli ha cambiato ruolo e probabilmente la carriera: play basso davanti alla difesa a dettare i tempi di gioco. Sempre di prima, vederlo giocare era uno spettacolo.”
Ora Lucas torna in Italia, alla Fiorentina di Italiano che lo aveva esplicitamente richiesto alla società. Dopo 3 anni tra Arsenal e Atletico Madrid, il ritorno in Serie A: “La Fiorentina ha fatto un grandissimo colpo – prosegue Druda – prende un giocatore pronto e in ottime condizione. In più conosce già il campionato. Secondo me non si sono ancora viste tutte le sue qualità”.
La Fiorentina è quindi il suo presente, tanti anni fa invece poteva passare ai più grandi rivali dei viola, la Juventus: “Lucas giocava nel Pescara, un pomeriggio mi chiama un mio amico che faceva l’osservatore per la Juventus dicendomi che lo stavano seguendo come possibile riserva di Pirlo. Poi ne se ne fece nulla. So che poi tante altre squadre, negli anni, si erano interessate. Lucas voleva tornare in Italia. L’ultima volta che l’ho visto, due mesi fa a Madrid, era molto triste perché Simeone non lo vedeva più di tanto. Ora è pronto a dare il massimo”.
Torreira ha sempre avuto voglia di arrivare. Anche per regalare un futuro migliore alla sua famiglia. Roberto per lui, nei primi anni a Pescara, é stato come un padre: “Lucas è molto legato alla sua famiglia – continua Druda – Ha sofferto tantissimo la perdita della madre. A Pescara i primi tempi piangeva tanto, sentiva molto la nostalgia di casa. Io l’ho accolto a casa mia, era minorenne e gli ho fatto da tutor. Ha regalato una macelleria a suo papà, chiamandola “A34”, che è il suo numero di maglia”.
“Penso di aver avuto un ruolo fondamentale nella tua crescita – ammette – gli stavo un po’ con il fiato sul collo. Era un ragazzo solo e molto giovane, a quell’età è difficile perdersi per strada. Gli dicevo di non stare tanto al telefono e lui mi prendeva in giro chiamandomi ‘Poco cellulare’, dicendo che glielo ripetevo in continuazione. Non volevo si distraesse. Ho sempre pensato avesse una marcia in più degli altri e poi lo ha dimostrato sul campo. Conservo le sue maglie tra cui quella della prima convocazione in nazionale uruguaiana e il suo mate, che Lucas porta sempre con sè”.
Testa e tempi di gioco. Per dettare i ritmi in mezzo al campo: “Durante un torneo internazionale l’allenatore del Bologna primavera mi disse che lui faceva vedere le partite di Torreira ai suoi ragazzi per spiegare come doveva girare il pallone”.
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