Una bandiera come Francesco Totti manca. Icona di un calcio ormai lontano, che poteva trasformarsi anche teatro d’amore per una città, una maglia, due colori. Il ‘Capitano’ ha lasciato il calcio quattro anni fa, lasciando un vuoto nei suoi tifosi. Persone vissute con i suoi numeri a scandire il tempo, durato venticinque anni. Sempre con la solita maglia della Roma addosso. Storia di un amore incondizionato ed eterno. Che ha traballato, certo, senza mai spezzarsi.
Sono stati due i club che nella carriera di Francesco Totti hanno messo in seria difficoltà la leggenda giallorossa. Uno è il Real Madrid di Florentino Perez (QUI i retroscena) che a più riprese ha provato a convincerlo a venire in Spagna, rischiando di riuscirci nel 2004. L’altro è stato un club di Serie A. Il Milan.
Estate 1988. Il direttore generale del Milan, Ariedo Braida, chiama a casa Totti e annuncia che di lì a poco si sarebbe presentato in persona con un’offerta importante. Così fa. Entra, si siede in salotto e presenta la sua proposta: “Noi del Milan abbiamo tanti osservatori anche qui a Roma che ci hanno segnalato Francesco. Saremmo onorati di averlo con noi in rossonero“. Ma ‘Francesco’ ha 12 anni. Non è ancora una star. Ha solo fatto capire a chi se ne intende che lo sarebbe diventato presto. “Non importa che si trasferisca subito“, prosegue Braida. “Può restare un altro anno alla Lodigiani (il club dove stava crescendo, ndr). Noi ci siamo mossi in anticipo perché, cara famiglia Totti, da qui a un anno ci sarà la fila delle squadre qui sotto“.
Anche lo stesso Totti ha confermato l’interesse del Milan di Silvio Berlusconi: “Diciamo che ha fatto di tutto per portarmi al Milan quando ero giovane. Poi dopo il mio percorso alla Roma era difficile che lui mi potesse staccare dalla mia squadra ideale e da quello che ho sempre tifato. Perciò lo ringrazierò a vita, per sempre, perché per me rimarrà sempre il numero uno“.
Braida a fine della chiacchierata apre la valigetta e tira fuori la maglia rossonera. Quella del Milan scudettato dell’era Arrigo Sacchi che Totti ammirava da bambino: “Io sono sempre stato tifoso della Roma, ma quella squadra giocava bene, e nonostante fossi piccolo ero già in grado di apprezzare la qualità del suo gioco“, raccontò nel suo libro. Poi la stretta di mano, ma solo per salutarsi: “Pensateci“, chiuse Braida. Totti e famiglia ci pensarono, combattuti tra la volontà di restare insieme, a Roma, e la grande possibilità per il giovane Francesco di compiere un primo passo verso la realizzazione dei suoi sogni. Poi, fu presa una decisione: “Al Milan diciamo ‘no’. Siamo una famiglia unita e non vogliamo dividerci. Francesco, fai un’altra stagione alla Lodigiani senza prendere impegni. Poi vediamo. Se Braida ha ragione arriveranno altre offerte“. Scelta saggia. Perché tra tutte le offerte che arriveranno ci sarà quella che tutta la famiglia aspettava da sempre. Non importa aggiungere altro: il resto della storia lo conoscete tutti benissimo.
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