Tra Ucraina e Russia: il viaggio di Tymoshchuk oltre ogni confine

Tra Ucraina e Russia: il viaggio di Tymoshchuk oltre ogni confine

Da quel febbraio del 2014 ci sono stati diversi cambiamenti. Conflitti, tensioni e tante frantumazioni. Delle dinamiche, che negli anni, hanno portato a ciò che tutti temevano. Una guerra, che divide fortemente due paesi e rompe qualsiasi legame tra di loro. Ma c’è chi, come Anatoliy Tymoshchuk, è riuscito a farsi amare da entrambe le parti. Prima in Ucraina, con la maglia dello Shakhtar Donetsk. Poi in Russia, con quella dello Zenit San Pietroburgo. 

 

Il calcio va oltre ogni confine. Non conosce conflitti, né tanto meno limiti. E Tymoshchuk lo sa bene. Perché riuscire a farsi amare da due popoli così ostili tra di loro non è un’impresa facile. La carriera di Anatoliy inizia nel lontano 1995, con la maglia del Volyn. Ma la grande svolta arriva nel 1998, quando approda a Donetsk. Dopo nove anni con la maglia dello Shakhtar, sul giovane Tymoshchuk piombano le big d’Europa. Alla fine, è lo Zenit a spuntarla.

 

 


 

Dall’Ucraina alla Russia

 

Nel 2007, Tymoshchuk lascia l’Ucraina e approda a San Pietroburgo. In Russia resterà per due anni, giusto il tempo di vincere una Coppa Uefa e una Supercoppa Europea. Lo Zenit entra nella storia. Un trionfo che passa anche dai piedi di un giocatore ucraino. Un qualcosa che ad oggi, per il popolo dell’Ucraina, sarebbe inaccettabile (qui la storia di Rakitskyi).

 

 

La parentesi con lo Zenit lo consacra. Tymoshchuk fa gola alle big d’Europa. È il Bayern Monaco a chiamare. E Anatolyi non esita a dire “sì”. Dopo aver vinto la Champions League, nel 2013 l’ucraino decide di lasciare la Germania. Il sogno di Tymoshchuk è quello di concludere la propria carriera con la maglia dello Zenit. Qualche mese dopo dal suo ritorno a San Pietroburgo, scoppia il conflitto tra Russia e Ucraina

 

 


 

 

Tymoshchuk è riuscito ad attraversare qualsiasi muro geopolitico. E se oggi qualcuno domandasse ad Anatoliy: “Dove ti sei sentito più amato?”, probabilmente non saprebbe rispondere. Perché il calcio unisce tutti. E continuerà a farlo per sempre. Oltre ogni confine, oltre ogni guerra.