Prendi una squadra italiana, che incarna la Champions League. Pescherai molto probabilmente il Milan. Fai lo stesso in Inghilterra e uscirà il Liverpool. Da Istanbul ad Atene, per la leggenda, fino all’incrocio nell’ultima edizione, per il ritorno. Metti poi un giocatore che possa unire il recente passato e il presente delle due squadre. Avrai Divock Origi.
Il Milan è andato dritto sull’attaccante dei Reds per la prossima stagione. Stefano Pioli cercava una punta e il era in uscita dal Liverpool. Il dna, poi, è quello giusto. Giocatore poco appariscente, non alla ribalta delle cronache quotidiane ma maledettamente decisivo quando conta. Nei giardini più importanti, quelli europei.
Caratteristiche che nella Milano rossonera bramano e ricercano. Due gol per ribaltare il Barcellona in un’epica rimonta che solo ad Anfield si può concretizzare e un bacino nella finale con il Tottenham per sollevare la coppa. Anfield chiama San Siro come blasone e Origi ha risposto ancora. A dicembre ha purgato proprio il diavolo nella sua prima alla Scala.
Esperienza, ma anche gioventù. Perché in fondo Origi ha ancora 26 anni ma una propensione ad essere decisivo che ha fatto gola al Milan. Una sorta di operazione Giroud-bis per qualità e tenore del giocatore e di uno status di cedibile nella squadra di appartenenza proprio come lo era il francese a Londra.
La macchina rossonera del mercato si è già accesa. Il Milan ha messo sul piatto tre milioni di euro per ingaggiare il giocatore a parametro zero, in quella dichiarata come l’unica offerta che è stata fatta. Un quadriennale che va bene al giocatore, ma avrebbe voluto arrivare a guadagnare 4.5.
Una richiesta pervenuta a Casa Milan a metà marzo quando gli agenti del giocatore hanno incontrato la dirigenza rossonera. Maldini e Massara hanno voluto affondare il colpo. La volontà del giocatore c’è sempre stata.
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