La sua posizione in campo è stata la mossa decisiva di Carlo Ancelotti nella doppia sfida di Champions League della scorsa stagione contro il Chelsea. Federico Valverde, partendo da ala destra, ha portato costantemente via un uomo dalla difesa di Tuchel per tutta la partita di andata, permettendo al Real Madrid di portarsi sul 3-1 di vantaggio dopo i primi novanta minuti, grazie al solito Karim Benzema e a uno spumeggiante Vinicius (libero e isolato proprio grazie ai movimenti dell’uruguaiano dall’altra parte).
Tattica ed intelligenza, ma anche corsa e sacrificio: così Valverde si è preso i Blancos, dopo tanto tempo passato tra panchina e campo come “alternativa di lusso”. Sempre con mezzo piede fuori dalla porta, sul mercato. Se fosse arrivata la giusta cifra, negli anni, sarebbe potuto partire per monetizzare. Per questo motivo, ci avevano pensato anche in Italia. Un club in particolare, il Napoli.
La trattativa parte presto: nei primi mesi del 2019 si aprono i discorsi con l’entourage e si riflette su una possibile collocazione nel progetto. Poi si passa all’attacco. Prime chiacchiere con il Real e presto si fa estate. L’interesse diventa cosa concreta e anche il giocatore se ne accorge e lo rivela. A volerlo, sulla panchina del Napoli, non c’è uno qualsiasi, ma Carlo Ancelotti. Sì, proprio Re Carlo. “Sapere che un allenatore così mi vuole è motivo di onore”, rivela Valverde in intervista. Contento e speranzoso, pur restando “concentrato sugli impegni con il Real”.
Alla fine sarà un nulla di fatto. Parole, prospettive, discorsi. Nulla di più. Così Valverde è rimasto a Madrid e lì ha incontrato finalmente Ancelotti. Un amore, quello tra i due, sbocciato (ritrovato) subito. Tra centrocampisti ci si intende, d’altronde. Carletto ricorda bene quando Sacchi gli chiedeva di adattarsi a giocare esterno, e ha deciso di riproporre qualcosa di simile con Federico. Stesso ruolo, compito simile, e stesso – alto – rendimento. Questione di spirito, e di feeling.
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