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“A Christmas Eve carol”: quando la Champions si vince la Vigilia di Natale

A Christmas Carol, anzi  “a Christmas Eve Carol”. La favola del Chelsea campione d’Europa 2021 ha il suo prologo alla Vigilia di Natale 2020. Speciale in casa Blues, non ancora. Decisiva in casa Paris Saint Germain, però, con la più classica delle sliding door. I parigini stanchi di Tuchel decidono per il suo esonero facendo le fortune, senza saperlo, degli inglesi. 


 

Il lieto fine scritto nella storia già a Natale

29 maggio 2021. Il Chelsea è sul tetto d’Europa. L’artefice il signore seduto in panchina, proprio Thomas Tuchel. L’allenatore capace di rivoluzionare in pochi mesi i Blues fino a portarli alla vittoria della Champions. Un successo dai tanti significati. Tante le sfumature che si toccano. Una storia fatta di rivincite e consapevolezza. Rivincita proprio sul Paris Saint Germain, con cui l’anno prima perse la finale a Lisbona contro il Bayern Monaco. Parigini fermati dal Manchester City in semifinale, poi battuto dal Chelsea nella notte di Porto. La consapevolezza di un uomo forte delle sue idee e della sua filosofia. Lo sguardo sempre dritto verso l’orizzonte. I suoi principi le stelle polari.

457,72 i km che dividono Parigi e Londra. Le due città protagoniste della nostra storia. Tutto ha fine e inizio alla vigilia di Natale. A essere incartato è un regalo che ha come destinazione Londra. Sponda Blues. Anche se loro ancora non lo sanno. Inconsapevoli che quanto sta accadendo dall’altra parte della Manica cambierà per sempre il loro futuro. 
Leonardo, dopo una vittoria del suo Psg per 4-0, decide di esonerare Tuchel. Non idilliaco il rapporto tra i due. Nell’aria già c’era l’idea di un addio. Però, a fine anno. Non a dicembre. Non dopo una vittoria.

Il divorzio è ufficiale qualche giorno dopo. Il 29 dicembre, per la precisione. Ai piedi della Tour Eiffel arriva Pochettino. L’ultima sua esperienza? A Londra. Al Totthenam. Gli scherzi del destino. 


 

Un uomo che non si arrende

In pochi mesi è rivoluzione. Se qualcuno avesse dubbi su quanto un allenatore possa incidere in una squadra, vedendo il Chelsea questi sarebbero subito fugati. La lezione è chiara. Insegna Thomas Tuchel. Solidità, certezze, consapevolezza. I Blues svoltano. Svoltano in campo, ma soprattutto nella testa. Lo dimostra l’imbattibilità del Chelsea negli scontri diretti. City, United, Totthenam, Liverpool. E ancora, Atletico e Real. Guardiola, Klopp, Mourinho, Ancelotti, Zidane, Simeone. Non si scappa dal pragmatismo del tedesco e del suo Chelsea.

Da metà classifica arrivano al quarto posto. Una finale di Fa Cup. E, soprattutto, la finale di Champions. I Blues partono sfavoriti. Davanti hanno il City di Pep. Quella che fino ad allora era sembrata una macchina perfetta. Ma anche per un’apparente perfezione Tuchel sa costruire una strategia. Studio e analisi. Il disegno perfetto lo crea lui. Una rete in cui imbriglia il City. Il gol decisivo lo segna un altro tedesco, Kai Havertz. Anche se di davvero decisivo, in questa storia, c’è l’allenatore. Thomas Tuchel. Il regalo inaspettato della vigilIa di Natale. 


 

Quando l’esonero vale una fortuna

Passiamo al nuovo anno. È gennaio e in terra inglese il Chelsea non vive un buon momento. Diversi gli acquisti in estate, ma la squadra di Lampard fatica. Ecco la dolorosa scelta. Un altro esonero. Questa volta di quella che dei Blues era stata una delle più grandi bandiere.

La scelta per il sostituto ricade su un tedesco. Come era stato per il Liverpool con Klopp. Stessa nazionalità, la Germania. Stesso club nel loro passato, il Borussia Dortmund. Stesso maestro, Ragnick. Tuchel sbarca a Londra. Il Chelsea ha il suo nuovo allenatore. Idee, prospettiva, filosofia. Una nuova storia sta per iniziare.

Anche le altre due stagioni da finale di Champions League del Chelsea nascono da un esonero. Quasi un amuleto, verrebbe da dire. Successe nel 2008 quando José Mourinho fu silurato da Abrahmovic e poi Avraham Grent traghettò i Blues fino al maledetto scivolone di John Terry sul dischetto di Mosca. Stesso copione nel 2012: via André Villas-Boas, dentro Roberto Di Matteo. Ma questa volta l’epilogo è stato storico. Quasi leggendario. Meraviglioso, come Drogba.

Redazione

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