Più che l’abbonamento alla televisione italiana per osservare Roma-Sampdoria, crediamo che sulla scrivania di Luis Enrique sia arrivato in queste ultime settimane più di un report sulle partite di Gonzalo Villar. Lo spagnolo pochi giorni fa ci ha scherzato su, postando sui social una candidatura spontanea per la Nazionale Spagnola, ma quanto messo in mostra in questa stagione dal centrocampista spagnolo non sarà passato inosservato dalle parti di Las Rozas.
Perché il mondo di Gonzalo Villar è cambiato radicalmente. Da giovane centrocampista dell’Elche in Segunda Division spagnola, a titolare del centrocampo della Roma terza in classifica in Serie A. Tutto nel giro di un anno. Grazie al suo talento ma anche alla caparbietà e intelligenza nell’ascoltare e mettere in pratica i consigli all’interno di Trigoria.
Nello scorso mercato di gennaio la Roma aveva bisogno di un centrocampista. Una volontà mai nascosta dall’allora ds Petrachi: “Arriverà un centrocampista giovane e forte”. Un’indicazione chiara che fece sbizzarrire radiomercato per tutto il mese. Un giorno era Nandez del Cagliari, quello successivo Almendra del Boca Juniors. Nel mezzo tanti altri rumors, con un minimo comun denominatore: giovani e forti sì, ma anche conosciuti.
Bene, non le piste consone a Petrachi. Che a fine gennaio se ne uscì con un acquisto a sorpresa: un ragazzo di Murcia trasferito nella Comunità Valenciana a giocare tra Elche e la capitale. Un profilo ai più sconosciuto. Ma lo scouting della Roma glielo aveva segnalato mesi prima e l’osservazione in prima persona di Petrachi aveva fatto il resto.
Il ds della Roma aveva visto nel gioco di Gonzalo Villar esattamente quello che Fonseca chiede ai propri centrocampisti. E’ bastato un video al portoghese per confermare il pensiero di Petrachi: “Sembra sia un tuo giocatore da anni”. È vero, compriamolo. Detto, fatto. 5 milioni di euro nelle casse dell’Elche, faticando non poco a chiudere la trattativa.
Per colpa proprio… del calciomercato. Le notizie escono, si sa e questo spesso è un’arma a doppio taglio per chi scova i talenti. Villar a 21 anni sembrava uscito dai radar degli scout spagnoli e il curriculum fino al gennaio del 2020 stava lì a confermarlo. Presenze in Liga? Zero. Nel giro della Nazionali giovanili spagnole? No.
Il Valencia dopo averlo acquistato nel 2015 lo aveva parcheggiato prima nelle giovanili, poi nella squadra B senza mai dargli una chanche. Nel 2018 il ritorno all’Elche con una promessa tra i due club: “Se dovessero arrivare offerte per Villar, noi abbiamo una prelazione per il riacquisto”. Un accordo che per il Valencia era più una fiches messa sul tavolo del rimorso che un reale controllo sul cartellino del ragazzo. Visto che il biennio in Segunda passa nel silenzio del calcio che conta, fino ai titoli dei giornali italiani: “La Roma vuole Villar”.
Tra il 20 e il 30 di gennaio dello scorso anno furono dieci giorni di apprensione. Da una parte la Roma che aveva messo gli occhi su Villar e voleva a tutti i costi acquistarlo, dall’altra il Valencia che dopo l’offerta dei giallorossi era tornata ad interessarsi al ragazzo. Nel mezzo Gonzalo, stressato e confuso come ammesso da lui stesso pochi giorni dopo: “Sono stati giorni frenetici, ho perso 2 kg in una settimana”.
Un tira e molla che ha rischiato più volte di far saltare l’operazione con la Roma. Perché il Valencia aveva le carte per pareggiare l’offerta e acquistare il ragazzo, e per tutta la durata della trattativa aveva messo in atto un’opera di convincimento verbale su Villar. Dopo due anni parcheggiato e dimenticato, tutto d’un tratto era diventato il centrocampista fondamentale per il gioco di Albert Celades. Il lavoro di Petrachi e della Roma, con il fondamentale aiuto di Salva Sanchez (agente di Fazio), fu quello di far capire a Villar quanto fosse forte la volontà del club di averlo. Decisiva poi fu la chiamata di Paulo Fonseca che sbloccò la trattativa. “Grazie Valencia, ma io vado a Roma”.
L’inizio per Villar non è stato facile, catapultato in una realtà diversa, con un livello superiore a quello a cui era abituato. Ha lavorato sulle sue lacune per tutta la seconda parte dello scorso anno, soprattutto in fase di non possesso, convincendo partita dopo partita Paulo Fonseca a dargli fiducia. Il resto lo ha fatto il talento sfrontato di chi non si guarda mai i piedi quando è in possesso del pallone. Oggi il gioco della Roma passa soprattutto da Gonzalo Villar, il “Principe di Murcia”. E di ciuffi, verticalizzazioni e titoli aristocratici, Roma se ne intende.
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