Anche ai più accaniti esperti di calcio servirà aprire qualche cassetto della memoria per ricordarsi di Vitor Saba. Vi aiutiamo noi. Anno 2012, Brescia. Dal Flamengo arriva un giovane centrocampista offensivo molto talentuoso: “Ero un ragazzino, ma sembra ieri. Poi a Brescia ho lasciato tanti amici, ho un ricordo bellissimo di quei due anni”. Un viaggio dal Brasile all’Italia, Vitor ce lo racconta come fosse quasi un’altra vita: “Parlando tecnicamente, colsi l’opportunità italiana perchè al Flamengo non c’era davvero possibilità per me. Luxemburgo non mi vedeva, anche giustamente forse (ride, ndr). Davanti a me avevo Ronaldinho, Petkovic e Kleberson. Icone e campioni assoluti”.
Da lì l’arrivo dall’altra parte dell’Oceano e la vita che cambia. Da calciatore prima e da agente oggi, ma ci arriveremo. Dopo il biennio a Brescia, Saba decide di andare in Australia, accettando l’offerta del Western Sydney Wanderers. “Sono andato a giocare e vincere una Champions League asiatica, battendo anche il Guangzhou di Lippi. Professionalmente un’esperienza incredibile”. A febbraio del 2015 arriva l’opportunità al Crotone, dove però non vede il campo: “Non ho mai capito perchè non mi fu data nemmeno un’opportunità. Fui accolto benissimo da tutti, compagni, ambiente. Era un Crotone fortissimo, ma l’allenatore di allora non voleva proprio saperne di me”.
Dopo quell’esperienza il telefono squilla, tante offerte da tutto il mondo. Ma c’è un problema, la pubalgia cronica che non lo lascia in pace. A Dubai non passa le visite, poi vola prima in Grecia, poi a Siena e in Bahrain. Il giro del mondo con poche partite. Il Fortuna Sittard nel 2017 sembra l’ennesima stazione di un viaggio maledetto: “Invece mi ha cambiato la vita, in tutti i sensi”. Proprio in Olanda scopre una malformazione al cuore che lo costringe a ritirarsi dal calcio. “Non potevo più fare il professionista, dovevo reinventarmi a 30 anni”. Paura? Dopo che hai visto cinque continenti e parli correntemente quattro lingue, non c’è timore.
Vitor inizia una nuova professione. I contatti non mancano e l’Olanda diventa il suo mercato: “Avevo dei contatti importanti qui, l’Italia comunque rimane la mia base. Mi sono detto, perchè no?”. Da due anni ha iniziato a fare l’agente di calciatori e da poco si è legato alla CAA Base. Giovani e forti, come gli ultimi due suoi calciatori portati in Italia. Qualche settimana fa la firma con il Sassuolo di Seb Loeffen dal PSV Eindhoven. Ma soprattutto a gennaio il trasferimento di Daan Dierckx al Parma, il primo – ad oggi unico – 2003 ad esordire in Serie A. “Quello olandese è un mercato pieno di opportunità, anche in squadre che non si chiamano Ajax. Il talento c’è va solo indirizzato per il meglio e a volte l’Italia può essere la strada migliore per alcuni ragazzi”. Parola di chi il talento ce l’ha nel sangue carioca, ma ha trovato in Italia la sua casa.
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