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Due gol per la salvezza: come il Torino ha convinto Vojvoda

Mergim, ti vogliamo subito per giocare. Ci stai?”. Bene o male è andata così, anche se la frase non è stata detta una, ma tante volte. Il Torino e Vojvoda (qui la storia del giocatore) si sono sentiti parecchio prima di chiudere l’operazione, che è stata lunga, complessa. Anche perché gli ostacoli per arrivare all’esterno erano due: l’Atalanta e lo Standard Liegi. Perché non è mai facile parlare con i belgi, soprattutto quando si tratta di vendere: si dice, in gergo, “bottega cara”. È stato proprio così.

 


Ha venticinque anni, è nel pieno della sua maturazione: non lo svendiamo”, il muro della società che lo aveva comprato dai connazionali del Mouscron due anni fa. Come club formatore, lo Standard aveva investito molto e i risultati si erano visti: non a caso si era fatto avanti anche Sartori con l’Atalanta, cosa che aveva fatto alzare il prezzo.

 


 

Non vedo l’ora di andare in Italia” era però quello che Vojvoda, per tramite del suo agente Adian Aliaj, aveva detto alla sua società di allora e la trattativa era cominciata. O meglio, le trattative.

Perché Vojvoda ha scelto il Torino

L’entourage del giocatore (che in Italia è assistito anche da Ulisse Savini della Top Eleven Management) era infatti stato chiarissimo sia con Atalanta e Torino: entrambe erano in corsa e lo sapevano.

Ma come mai la scelta era ricaduta sui granata? Al di là dell’aspetto economico, Vojvoda aveva bisogno di spazio, di giocare molto. L’Atalanta, lanciata in Champions e con Hateboer confermato, gliene avrebbe garantito meno rispetto al Toro, il cui ds Vagnati si è dovuto impegnare molto per convicerlo: tante videocall, tanti discorsi. Ma alla fine, è andato tutto bene.

  


Vojvoda al Torino: quanto è costato

6,5 milioni di euro e 4 anni di contratto al giocatore. Due gol consecutivi nelle ultime due partite di Serie A (22 giocate in totale) e 4 punti portati in dote: superato un problema alla spalla, l’ultima parte della stagione di Vojvoda sta andando più che bene. Erano necessari un po’ di ambientamento e la giusta fiducia, perché in Italia non è mai facile, soprattutto quando arrivi dall’estero. In rosa ha legato con tutti e dopo il gol al Verona è andato a Superga, a visitare la lapide con i nomi dei caduti del Grande Torino. I tifosi del Toro apprezzeranno. Quelle call sono servite.

Valentino Della Casa

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