In francese incubo si dice “cauchemar“, ed è probabilmente la parola che più rimbomba in queste ore nella testa di Zaydou Youssouf. Il centrocampista del Saint-Etienne ha vissuto domenica scorsa la giornata più brutta e sfortunata della sua carriera. In estate il Napoli aveva chiesto informazioni sul giocatore, che interessava a Spalletti ed era uno degli obiettivi per il suo centrocampo. Ieri è stato protagonista di un doppio episodio che ha “condannato” la sua squadra a una nuova sconfitta.
Il Saint-Etienne sta vivendo uno dei periodi più delicati della sua recente storia. È uno dei club più titolati in Francia ma oggi si trova all’ultimo posto in Ligue 1, con soli 4 punti dopo dieci giornate e ancora zero vittorie. Questa domenica i verdi erano ospiti dello Strasburgo per uno scontro diretto che non doveva essere sbagliato. E a caricare l’ambiente, venerdì scorso, è stato proprio Youssouf, che con grande personalità aveva rilasciato dichiarazioni non ‘da 0-0’: “Siamo ultimi. Dire che andiamo a Strasburgo per prendere un punto è da bugiardi. Vogliamo affrontare la partita con grinta, voglia e personalità. E’ l’ora di smetterla di subire gol per darci la carica e provare a rimettere le cose a posto a gara in corso. Vogliamo vincere“.
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Youssouf veniva da una grande partita nel derby contro il Lione ed era in piena fiducia. Le voci del Napoli possono avere alimentato l’autostima di un ragazzo già ricco di talento. Le cose però domenica hanno preso una piega tragicomica. Al 37′ è stato sfortunato a deviare in rete un cross dello Strasburgo per il momentaneo 2-0 dei padroni di casa. Autogol. Dopo sei minuti, la beffa: Youssouf entra con troppa foga su Ludovic Ajorque. Rosso diretto. Va sotto la doccia e lascia i suoi compagni in dieci uomini per tutta la seconda metà di gara.
Risultato finale: 5-1 per lo Strasburgo. Youssouf protagonista in negativo della disfatta: un po’sfortunato, un po’ maldestro. Il Saint-Etienne rimane all’ultimo posto. Lo spettro della retrocessione si fa sempre più importante. È tutto un cauchemar che sembra non avere fine.
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