“Ho 80 anni, ma ne sento quaranta“. Scherza Maurizio Zamparini che ha tagliato il traguardo degli 80 anni. Ottant’anni di vita, più di trenta nel mondo del calcio da proprietario. Prima a Pordenone, poi Venezia e infine Palermo: “Non sono più dentro il calcio come proprietario, ma sono sempre un grande appassionato – ci racconta – Il calcio è una parte importante della mia vita: ci sono state gioie, ma anche il dolore di essere stato buttato via dopo aver dato tanto“.
Un leader…già da bambino: “Il mio primo ricordo legato al calcio risale al 1946 quando avevo 5 anni – spiega Zamparini – Mio zio, inglese, mi regalò un pallone e le scarpe di calcio. Nel mio paesino, di 1.500 abitanti, facevo la squadra io perché avevo il pallone. Dirigevo già (ride, ndr). Sono nato con la finestra della cucina sul campo di calcio, poi lì ho passato tante ore della mia vita“.
Vulcanico, mai banale nelle dichiarazioni. Ma anche impulsivo, quel tratto del carattere che è valso a Zamparini la nomina di “mangia allenatori”. E di rimpianti, però, ne sono rimasti: “In Serie A ci sono 4-5 allenatori che sono partiti con me. Sia a Venezia che a Palermo prendevo allenatori che ritenevo vincenti nelle serie inferiori: Zaccheroni, Spalletti, Novellino, Ventura, De Zerbi. Ne ho avuti tanti. Se tornassi indietro, alcuni come Spalletti, Zaccheroni e Guidolin non li avrei esonerati. Sono un tipo impulsivo. Ho grande rispetto e stima ancora con tutti per quanto abbiamo vissuto“.
E di momenti indimenticabili non mancano per Zamparini che, su tutti, ricorda il ritorno del Palermo in Serie A nel 2004: “Aver riportato una città in Serie A dopo 34 anni è il ricordo più bello – ammette – C’era la gioia di un’intera popolazione. Penso ancora al cartello esposto dai tifosi alla prima trasferta a San Siro: “M****a a San Siro sono”. Sono soddisfazioni belle per quello che ho regalato alla gente di Palermo che io amo“.
Negli anni Zamparini ha creato un legame indissolubile con l’Argentina. Da lì arriva colui che l’ex patron del Palermo ritiene il miglior giocatore avuto, Javier Pastore: “El Flaco ha avuto dei problemi fisici, ma secondo me è il più grande giocatore che abbia mai avuto. Abbiamo investito molto nella Serie B argentina“. Da lì, infatti, è arrivato anche Paulo Dybala: “Quella è stata una bella trattativa – ammette – Quando è venuto da me a Vergiate sembrava un ragazzino della terza media. Gli feci vedere il contratto da firmare e mi disse: «Presidente, prima lo leggo e poi lo firmo». Era già tosto“.
Eppure resta un rimpianto che porta il nome di Sergio Aguero, vicino a vestire la maglia del Palermo nel 2006: “È il mio rimpianto. L’avevamo visto con Foschi e volevamo portarlo a Palermo. Non ci siamo riusciti perché si intromise l’Atletico Madrid che offrì di più. Noi avevamo offerto 14 milioni di euro“.
Zamparini, infine, ha voluto dire la sua sul calcio odierno che vive da spettatore: “Dal punto di vista agonistico è più difficile perché è più veloce. L’allenatore conta al 70%, il resto lo fa il preparatore atletico che deve essere molto bravo. Dal punto di vista normativo, il VAR ha migliorato tutto. Venti o trent’anni fa le partite erano più condizionate, il calcio è migliorato molto, ma è andato lontano dalle regole calcistiche ed è diventato condizionato dalle regole economiche. C’è chi ha pensato solo ai soldi, come nel caso della Superlega. Non deve vincere il più ricco, ma il più forte“.
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