“Ma siamo sicuri?”. Dal Torino al Chelsea (non) per caso: la storia di Zappacosta

“Ma siamo sicuri?”. Dal Torino al Chelsea (non) per caso: la storia di Zappacosta

Un gol nel derby è sempre un gol nel derby (e quelle storie di mercato sotto la Lanterna). Senza tifosi non è la stessa cosa, ma Davide Zappacosta il momento se l’è goduto eccome. Lo aspettava tantissimo. Un gol all’esordio e uno nella partita più importante: se l’intenzione era quella di farsi notare di nuovo in Serie A, dopo l’annata sfortunata con la Roma, non può dire di non esserci riuscito. E pensare che l’Italia, tre anni e mezzo fa, l’aveva salutata quasi per caso, e non senza dubbi.

 


Il suo passaggio al Chelsea è del 31 agosto 2017. Un fulmine a ciel sereno davvero: Mihajlovic, nel Torino, contava sul difensore, che invece di colpo si era ritrovato a disposizione di Conte, quando mancavano poche ore al termine del calciomercato estivo. Un’occasione da non perdere? Se si guarda da fuori, sì: 25 milioni al Torino (plusvalenza ricchissima visti i 3,5 milioni pagati all’Atalanta), ingaggio aumentato e la prospettiva di giocare in Inghilterra ad altissimi livelli. “Ma siamo sicuri?”.

I dubbi

La voce è quella di Davide. Nessuna paura, ma il legittimo dubbio di un giocatore che ha sempre ponderato ogni sua scelta e che si è trovata spalancata una porta con pochissimo tempo per poter dire davvero la sua. Il volo per Londra e la firma sono arrivati di giovedì; la chiamata di Conte, quella che gli avrebbe cambiato la vita, il lunedì prima. Impegnativo.

 


In verità, la prima telefonata dell’allenatore fu al suo amico e direttore sportivo del Torino, Gianluca Petrachi: “Mi serve un quinto di difesa. Tu chi mi sapresti consigliare?”. La risposta non si era fatta attendere, ma bisognava realizzare molti incastri: ai granata serviva un sostituto (individuato in Ansaldi), il giocatore doveva accordarsi su tutti gli aspetti economici del caso, servivano tutti i documenti e permessi di lavoro. Una corsa contro il tempo, che vedeva il segretario del Torino di allora, Pantaleo Longo, e gli omologhi del Chelsea in campo in sinergia, per verificare ogni dettaglio ed evitare errori possibili dettati dalla fretta. 

La convocazione di notte

Ma soprattutto c’erano quelle riserve da sciogliere, per cui ci sono volute ore e ore di colloqui, anche notturni. La notte di mercoledì, a meno di 24 ore dal termine, Petrachi decise di rompere gli indugi: convocò Zappacosta nel suo albergo, si parlarono per ore intere. Poi, la svolta: “Ok, I’m ready”, sono pronto.

 


La mattina dopo, molto presto, il volo che l’avrebbe portato a Londra era già pronto. In due anni, una Coppa d’Inghilterra e un’Europa League (con Sarri in panchina), segnando anche gol così.

Un’esperienza quasi italiana, prima di tornare in Italia. E farsi di nuovo notare con un gol nel derby. Operazione rilancio compiuta.