Zola, il racconto di Magic Box: “Piansi quando firmai con il Chelsea, ora Londra è casa mia”

Magic Box. La scatola magica, quella di sogni e gioie che Gianfranco Zola ha lasciato in ricordo ai tifosi del Chelsea. Gol, assist (e magie): una traccia indelebile in Inghilterra, tanto che la Regina Elisabetta II, nel 2004, gli ha conferito il titolo di Member of the British Empire. Eppure l’avventura a Londra era iniziata…tra le lacrime: “Dopo aver firmato per il Chelsea scoppia in pianto – ci racconta Zola – Avevo paura perché, a quei tempi, erano pochi i calciatori italiani emigrati in campionati esteri. Se ripenso a quelle lacrime e alla mia storia in Premier League, ora mi viene da sorridere”.

Lacrime e timori, inizialmente confermati all’arrivo a Londra insieme al suo agente, Fulvio Marrucco, ancora oggi al fianco di Zola: “Arrivammo a Londra – spiega Marrucco – In aeroporto ci accolse un autista che, subito, si propose come suo agente inglese. Restammo senza parole ma la prendemmo a ridere. Poi Gianfranco andò a fare le visite mediche di rito: l’impatto fu tremendo. La clinica era in ristrutturazione. Sembrava cadesse a pezzi. Mi guardò e mi disse…’Fulvio ma dove siamo capitati?”.
Londra, invece, è diventata la casa di Zola e quei sette anni sono andati ben oltre le aspettative: “Ricordo ogni fase della trattativa – prosegue Zola – Prima di partire per l’Inghilterra non potevo immaginare l’amore e la passione che avrei trovato. Non potevo aspettarmi che Londra sarebbe diventata, per sempre, casa mia e della mia famiglia”.
Gli inizi alla Torres e Napoli con Maradona
Zola è uno di quei calciatori degli anni ’90 che ha unito le tifoserie, innamorate della sua classe e delle sue giocate. Una storia che parte dalla Torres, in Serie C1, quando venne valorizzato da Bebo Leonardi, da poco scomparso all’età di 81 anni: “Era un grande conoscitore di football ma per me, soprattutto, una figura di riferimento – racconta Zola – Grazie a lui mi si aprirono le porte del grande calcio. Senza di lui, la mia sarebbe stata una carriera diversa. Mi diede fiducia e io provai a ripagarla. Quegli anni, quella Torres: ricordi indelebili che, ancora oggi, mi emozionano. Bebo Leonardi ha un posto speciale nel mio cuore”.
Nel 1989 il salto direzione Napoli, quando ancora la numero 10 era sulle spalle di Diego Armando Maradona. Maestro e discepolo, un rapporto splendido nell’anno che portò il Napoli alla conquista dello scudetto, durata anche dopo l’addio di Diego che portò al passaggio di consegne di quella maglia numero 10 ereditata da Zola.

Dopo Napoli, il Parma e, da lì, Londra sponda Chelsea. Stavolta il numero del destino è il 25, quella maglia sudata e onorata tanto che la società inglese ha poi deciso di ritirarla. Nessuno dopo Zola l’ha più vestita.
Il ritorno in Sardegna e il tentativo di Abramovich
Eppure, terminato un ciclo al Chelsea, c’era ancora un passaggio da compiere per chiudere la carriera, quello a Cagliari. La chiusura di un cerchio perfetto: “I miei figli, di fatto, non avevano mai vissuto in Italia – spiega Zola – Volevo che frequentassero le nostre scuole, che si sentissero più italiani. Non fu l’unica ragione della mia scelta. Ma il cuore ebbe un ruolo decisivo”.
Una scelta di cuore, ma con i contorni quasi di una… spy story: “Eravamo nella casa di Gianfranco a San Teodoro: un’isola intera sognava il suo ritorno a casa – ammette Marrucco – Un giorno, in giardino, trovai addirittura due giornalisti che si erano introdotti furtivamente alla ricerca di notizie. Salerno e Pederzoli mi chiamarono per organizzare un pranzo con Cellino. Il Chelsea stava per cambiare proprietà e, in quei giorni concitati, sul futuro del club c’erano più dubbi che certezze”.

Il Chelsea, infatti, stava passando di mano da Ken Bates a Roman Abramovich. Il magnate russo, all’arrivo a Londra, scopre la sorpresa: Zola è del Cagliari. “Mi state dicendo che ho perso il giocatore più forte di tutti i tempi qui, al mio primo giorno da presidente?” la reazione di Abramovich. Ormai non si poteva tornare indietro, ma lui provò la carta della disperazione chiamando Cellino: “Quanto costa Zola? Non è in vendita? Quanto costa il Cagliari?”.
Storie surreali ma incredibilmente…vere. Come la vita e la carriera di Gianfranco Zola, personaggio nitido, di raro valore e valori: così autentico da riuscire nella mission impossible di unire generazioni diverse e tifosi di ogni bandiera che ora potranno continuare a seguirlo sui suoi canali social. Poche parole, qualità e sostanza: per tutti, Magic Box.