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Adama Traoré torna a casa. Barcellona lo aspetta

Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Anche dopo diverso tempo. Anche dopo sette lunghi anni. È la storia di un ragazzo che ritrova la sua casa. Che torna a casa. Viaggi che prendono strade diversi per poi ricongiungersi nella stessa direzione. Felici di rincontrarsi. La voglia di continuare qualcosa che era rimasto in sospeso. Adama Traoré ritrova il Barcellona. Il Barcellona ritrova Adama Traoré.

 


Adama, un figlio della Catalogna

È il 1996. L’Hospitalet, Catalogna. Nasce Adama Traoré. Genitori maliani. La Spagna il Paese in cui cresce. L’ambiente non è dei più facili. Da piccolo nel quartiere entra subito a contatto con una realtà complicata. Pistole, coltelli, lotte. Ma Adama pensa solo al calcio. La testa focalizzato su quello. La famiglia lo sostiene. A 8 anni entra nella Masia del Barcellona. Un settore giovanile che ti forma. Sotto tutti i punti di vista. Una cultura. Una filosofia. Una visione. Idee che restano dentro. Nel 2013 l’esordio in Liga. Il ragazzo entra al posto di Neymar. Qualche giorno dopo la prima europea in Champions League. Nel 2015 l’addio alla Catalogna. Adama lascia la casa che l’ha cresciuto. Con una chiamata particolare. Una franchigia statunitense della NFL. Ma lui pensa solo al calcio.

 


La maturità trovata in Premier e il ritorno a casa

Perché, spesso, nella vita per poter crescere la casa bisogna saperla lasciare. A volte, solo così si matura e si diventa grandi. Grandi davvero. Lo conferma la sua storia. La prima avventura fuori squadra è targata Aston Villa. Calcio diverso. Nuova cultura. Oltre la Manica. Le difficoltà sono tante. Ma è anche grazie a loro, alle difficoltà, che si matura. Con il Middlesbrough inizia la ripresa. Comincia la corsa. Con il Wolverhampton la maturità definitiva. Adama scatta. Più veloce di tutto. Più veloce di tutti. Anno dopo anno si afferma. Per i suoi muscoli. Per la sua forza. Per le sue prestazioni. Si guadagna anche la Nazionale spagnola. A gennaio la chiamata del Totthenam di Conte. C’è l’interesse. Ma poi di sottofondo, sempre più forte, un richiamo. Un richiamo che sa di casa. È la Catalogna. È il Barcellona. Impossibile dire di no. Una cultura. Una filosofia. Una storia. La loro. Adama e il Barcellona. Il Barcellona e Adama. Una storia il cui finale è ancora tutto da scrivere. Il figliol prodigo è tornato a casa.

Nicolò Franceschin

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