Forse nemmeno se l’aspettava di entrare così di getto nella storia del cinema. Ma quell’immagine con i mitra nella spiaggia non si dimentica più. Matteo Garrone l’ha ideata, Ciro Petrone l’ha interpretata. “Pisellino” ora è un attore affermato (avete presente il protagonista di Gomorra?), le telecamere sono la sua vita. Come il calcio. La sfida che ha vissuto nel cinema, ora è con il pallone: da oltre un mese, Petrone collabora con l’avvocato e agente Francesco De Marco alla ricerca di nuovi talenti da lanciare e far conoscere. “Non dite che abbia cambiato mestiere: io resto un attore. Ma questa avventura mi piace da matti. E ho tempo per poterla vivere davvero”. E intanto, dietro l’arrivo di Bandolo alla Juventus, c’è proprio lui.
Un conto sono le serie tv, in effetti: quelle portano via mesi e mesi di lavorazione. Per i film, invece, l’impegno è diverso: alta intensità durante le riprese, ma resta poi spazio per altri impieghi. Ciro ha scelto il calcio. “Chi mi conosce bene”, ci racconta, “sa che lo seguo da sempre. Sono cresciuto a pane e pallone”. E quindi gli viene in mente di provarci. “Conosco molto bene Eugenio De Marco, fratello di Francesco”, con cui ora collabora. Un passato nella Fiorentina prima di diventare agente Fifa con tanti giocatori anche all’estero (in Brasile in particolare). La sua intenzione era quella di ampliare i suoi contatti, e per la Campania, grazie a Eugenio, viene proprio in mente il nome di Ciro.
Incredibile ma vero. La proposta piace, si comincia a lavorare. Il più recente trasferimento è quello di Antonio Natalucci (difensore) alla Cavese. Ma i giocatori che segue in prima persona sono anche Marco Castagna (ex Parma ed Entella, ora all’Afragolese, giocava con Zaniolo, qui i retroscena sul giallorosso), Mario Chianese (attaccante ex giovanili Napoli, ora all’Aversa) e Domenico Russo, centrocampista a disposizione di Aronica nel Savoia. Tutti giovani giocatori di prospettiva, che partono dal basso. Proprio come lui.
Voce entusiasta, obiettivo chiaro in mente. “Io parto da quello che conosco. La Serie D, per esempio, non l’ho mai seguita. Ma c’è un percorso e un progetto che sto cercando di fare: portare in agenzia dei giocatori di massimo vent’anni che, secondo me, hanno le possibilità di arrivare in Serie A. Mi piace molto curare questi rapporti: sento i ragazzi tre, quattro volte a settimana, e provo a lavorare a trecentosessanta gradi”. Sulle sue storie di Instagram, scrive sempre “Benvenuto in famiglia”, quando vuole raccontare un nuovo arrivo: “È la nostra filosofia, vogliamo fare in modo che si sentano a casa”.
Come il cinema? “Per niente. È tutto il contrario. Mi sono accorto subito che nel calcio si vive una dimensione familiare. Nel cinema il rapporto può diventare confidenziale, come il mio con la mia agente Marianna De Martino, ma resta comunque molto più distaccato. Quando arriva la proposta per un film, mi viene comunicata e poi sta a me superare il provino. Ci sono attori che mandano il loro curriculum alle agenzie quando decidono di cambiarle, nel calcio questo non avviene mai. Io stesso vado in cerca di talenti: può capitare che qualcuno non si senta a proprio agio con l’agente con cui lavora e quindi, conoscendolo, decida di dare fiducia ad altri”.
Rapporti e contatti, questo è il segreto. “Anche perché il calcio non è né un film, né un reality”, un altro format che Petrone conosce bene, avendo partecipato a “La Fattoria” e “Temptation Island”. “Davanti alle telecamere ti comporti in un certo modo, davanti a un pallone no. Quella è vita vera: ti alleni tutti i giorni, tutti gli anni, per arrivare alla partita. Sono due mondi davvero diversi, ma bellissimi”, continua Ciro. In qualche modo complementari.
A proposito, c’è un Garrone nel calcio? “Gasperini” risponde. Senza nemmeno aspettare un secondo. “Quando Matteo deve scegliere un attore, conta solo il personaggio da interpretare, non il curriculum. Se vede un barista che non ha mai fatto cinema, ma gli sembra perfetto per il suo film, lo prende e basta. Se ci pensate bene, Gasperini fa lo stesso, altrimenti il Papu (il racconto e i dettagli, ndr) non sarebbe mai andato via dall’Atalanta. Anzi, sarebbe rimasto, magari creando qualche problema all’interno dello spogliatoio”. Idee chiare, sempre. Un po’ come Petrone e il suo percorso. Che questa volta sarà dietro le quinte.
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