Silvio Berlusconi è stato il presidente più vincente della storia del calcio italiano, secondo solo a Florentino Perez nei top 5 campionati europei. Proprietario del Milan dal 1986 al 2017, i rossoneri sotto la sua presidenza hanno vinto 8 Scudetti, 5 Champions League, 7 Supercoppe Italiane, 5 Supercoppe Europee, 3 Mondiali per Club e una Coppa Italia, per un totale di 29 trofei. Sono stati tanti i calciatori passati sotto la sua “benedizione”: su Grandhotelcalciomercato abbiamo voluto stilare la Top Ten dei migliori acquisti del Milan con Silvio Berlusconi presidente, con due menzioni d’onore.
Nel 2010, Zlatan Ibrahimovic viene da una stagione con alti e bassi al Barcellona, squadra dove era andato a giocare per via dello scambio che ha portato all’Inter Samuel Eto’o. Lo scarso feeling con Pep Guardiola spinge lo svedese a lasciare il club dopo appena una stagione, per ritornare subito in Italia.
Il 29 agosto diventa così un giocatore del Milan, con un prestito gratuito di un anno con un’opzione per l’acquisto di 24 milioni di euro, pagabili in 3 anni. A Ibrahimovic andranno 8 milioni di euro d’ingaggio. Al primo colpo i rossoneri vincono il campionato italiano 2010-2011 e Zlatan segna 14 gol in Serie A, 21 in tutte le competizioni a cui partecipa il Milan. Se ne andrà da Milano il 18 luglio 2012, per firmare con il Paris Saint Germain.
Torniamo indietro di quasi 20 anni, nel 1991. Il Milan viene da un’annata incolore, con il secondo posto in Serie A e l’uscita ai quarti di finale dalla Coppa dei Campioni, dopo averla vinta nel 1990. La società pensa a un colpo per il futuro in attacco e decide di investire sul croato Zvonimir Boban per una cifra attorno a 10 miliardi di lire. Nelle intenzioni dell’ad Galliani e dell’allenatore Fabio Capello (che lo ha voluto fortemente), il centrocampista era il sostituto perfetto di Gullit.
Dopo un anno in prestito al Bari nel 1991-1992, a partire dalla stagione 1992-1993 Boban diventa un rossonero a tutti gli effetti: in 8 stagioni vince 4 Scudetti, 3 Supercoppe italiane, la Champions League del 1993-1994 e la successiva Supercoppa europea, con 30 reti in 251 presenze. Lascia Milano il 3 agosto 2001, per concludere la sua carriera al Celta Vigo.
Andando avanti di 4 anni dal trasferimento di Boban, nel 1995 il Milan vice-campione d’Europa deve sostituire Marco Van Basten, che ha deciso di dare l’addio al calcio. Oltre a Roberto Baggio, i rossoneri sostituiscono l’olandese con il liberiano George Weah, pagato 11 miliardi di lire dal Paris Saint Germain.
Al Milan vince subito uno scudetto, quello del 1995-1996, nell’annata in cui viene insignito del primo Pallone d’Oro a un giocatore non europeo. Al termine dei suoi 4 anni e mezzo a Milano, avrà vinto un altro campionato (1998-1999), con 58 reti in 147 presenze in tutte le competizioni. A gennaio 2000 si trasferisce al Chelsea in prestito gratuito. Come Berlusconi in Italia, anche Weah è attivo nella vita politica della Liberia, diventandone presidente dal 22 gennaio 2018 fino a oggi.
Torniamo negli anni Duemila, più precisamente nel 2001. Il Milan decide di puntare su Filippo Inzaghi per formare con Andriy Shevchenko una coppia d’attacco letale. I rossoneri sborsano ben 70 miliardi di lire, più il cartellino di Cristian Zenoni, per strappare alla Juventus l’attaccante piacentino.
Il resto è storia. Pippo Inzaghi al Milan vince tutto: 2 Scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane, due Champions League, due Supercoppe Europee e il Campionato del Mondo per Club. In 11 stagioni, segna 126 gol in 300 apparizioni. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo nel 2012, Inzaghi diventerà anche allenatore del Milan, prima del settore giovanile, poi della Prima Squadra nel 2014-2015: è celebre il siparietto con Berlusconi e i giocatori negli spogliatoi durante l’allenamento, in cui l’ex Presidente incitava i calciatori con il grido di battaglia “attaccare”, fatto recitare dallo stesso Inzaghi ad alta voce.
Dal 2001 torniamo indietro alla fine degli anni ’80, precisamente nel 1988. Dopo aver acquistato Gullit e Van Basten nel 1987, il Milan decide di puntare su un terzo olandese, che in quell’anno si era laureato Campione d’Europa con la nazionale Oranje. Parliamo di Frank Rijkaard, per il quale i rossoneri sborsarono la cifra di 5,6 miliardi di lire.
In 6 stagioni in Italia, il calciatore olandese diventa una delle colonne della squadra allenata da Sacchi prima e da Capello poi, vincendo due Scudetti, due Champions League, due Supercoppe europee, due Coppe Intercontinentali e due Supercoppe italiane. Lascia il Milan nel 1993, per passare all’Ajax (dove vincerà la sua terza Champions in finale proprio contro i rossoneri).
Kakà è senza dubbio il miglior talento scovato dal Milan durante la presidenza di Silvio Berlusconi.Arriva a Milano nel 2003 dal San Paolo, quasi da semi sconosciuto, anche se i rossoneri pagano 8,5 milioni di euro per portarlo in Italia.
Vestirà il rossonero per due tratti della sua carriera, sempre sotto la presidenza Berlusconi: dal 2003 al 2009 e dal 2013 al 2014, con 104 reti in 377 presenze. Il palmares al Milan del fantasista brasiliano parla di uno Scudetto, una Supercoppa italiana, una Champions League, due Supercoppe europee e un Mondiale per Club, oltre al Pallone d’Oro del 2007.
Come dimenticare quando Berlusconi stesso, al telefono con Biscardi nel gennaio 2009, affermò con grande sicurezza “Kakà resta al Milan”. Il calciatore, però, se ne va da Milano appena sei mesi dopo, nella successiva sessione estiva, per approdare al Real Madrid.
Nel 1999, invece, arriva al Milan un altro grande attaccante che farà la storia del club rossonero negli anni della gestione Berlusconi. Parliamo di Andriy Shevchenko, attaccante ucraino arrivato a Milano per una cifra di 41 miliardi di lire. Galliani ha ascoltato il consiglio dello scout Italo Galbiati, che nel 1997 in un telegramma aveva caldamente incoraggiato l’acquisto del giocatore, dopo averlo visto giocato in Champions League nel 1997 con la sua Dinamo Kiev.
Sheva al Milan vince tutto: uno Scudetto, una Champions League, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana e una Supercoppa europea, con 175 reti in 322 presenze tra il 1999 e il 2006 e il 2008 e il 2009. Anche lui vince un Pallone d’Oro, nel 2004. Il rapporto tra Berlusconi e Shevchenko, tra l’altro, era ottimo, tra gite in barca come premio per i gol segnati e la partecipazione nella malattia del padre dell’ucraino.
Torniamo indietro di 7 anni, al 1992. Il secondo Milan di Fabio Capello ha bisogno di un attaccante da affiancare a Marco Van Basten e viene individuato il profilo del montenegrino Dejan Savicevic, che aveva vinto tutto negli anni precedenti con la Stella Rossa. Il giocatore arriva così a Milano per una cifra intorno ai 10 miliardi di lire.
Savicevic salirà sul tetto del Mondo con il Milan, vincendo 3 Scudetti, 3 Supercoppe Italiane, la Champions League del 1993-1994 e la successiva Supercoppa. Il montenegrino gioca 144 partite in rossonero, segnando 34 gol. Saluta il club alla fine della stagione 1997-1998, per tornare alla Stella Rossa.
I due colpi migliori dell’era Berlusconi al Milan arrivano nell’anno successivo al suo arrivo in società, il 1987. Parliamo di Ruud Gullit e Marco Van Basten. Il centrocampista classe 1962 è il primo grande acquisto di rilievo internazionale effettuato da quella nuova dirigenza: i 13 miliardi di lire sborsati per strapparlo al Psv rappresentano una cifra record per gli standard dell’epoca.
L’olandese si fa subito amare dai tifosi rossoneri. Nelle sei stagioni in cui rimarrà a Milano, vince 3 Scudetti, 3 Supercoppe italiane, 2 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali e 2 Supercoppe europeee, laureandosi anche Pallone d’Oro nel 1987. Saranno 56 i gol realizzati nel 171 presenze al Milan, contando anche la parentesi da luglio a novembre 1994, di ritorno dalla Sampdoria.
L’altro grande colpo di quel 1987 è Marco Van Basten. L’accordo con il giocatore, però, era arrivato qualche mese prima, nella notte tra il 19 e il 20 novembre 1986: il Milan pagò all’Ajax un miliardo e 750 mila lire per portare in rossonero il “Cigno di Utrecht”.
L’olandese farà innamorare i tifosi rossoneri, tanto da essere considerato l’attaccante più forte ad aver giocato nel club. Nelle sue 8 stagioni al Milan, segna 124 reti in 201 presenze, vincendo 4 Scudetti, 4 Supercoppe italiane, 3 Champions League, 3 Supercoppe europee e 2 Coppe Intercontinentali. Le sue prestazioni in rossonero, inoltre, gli valgono ben tre Palloni d’Oro nel 1988, nel 1989 e nel 1992 (anno in cui vince anche il Fifa World Player). Nel 1995 decide di appendere le scarpette al chiodo a soli 30 anni, perché perseguitato da un serio infortunio alla caviglia.
Tra l’altro Berlusconi ad agosto del 2022, nel giorno del debutto in Serie A del Monza, dichiara con orgoglio di essere andato lui a prendere Marco Van Basten in Olanda. “Di lui ero innamorato”, ha anche detto. Beh, dato che gli ha fatto vincere ben 16 dei 29 trofei al Milan, il suo amore è più che giustificato.
Menzioni d’onore: Franco Baresi e Paolo Maldini
Due campioni, inoltre, Silvio Berlusconi se li è ritrovati in casa, perché cresciuti nel settore giovanile del Milan. Franco Baresi è il primo capitano che trova nel 1986, anno dell’acquisto della società: sarà lui ad alzare il primo trofeo della gestione Berlusconi, lo Scudetto del 1988. Fino al 1997, inoltre, vincerà altri 4 scudetti, 3 Champions League, 3 Supercoppe europee e due Coppe Intercontinentali. In queste ore, a Sky Sport Baresi ha affermato che Berlusconi era come un padre per lui: “Mi sento più solo – ha detto – un presidente unico e affettuoso per tutti. Ha realizzato i miei sogni”.
Paolo Maldini, invece, alza l’ultima Champions League vinta dal Milan nel 2007, la quinta con Silvio Berlusconi come presidente: in tutte e 5 le finali Maldini era presente in campo. Il difensore contribuirà alla vittoria anche di 7 Scudetti, 5 Supercoppe italiane, una Coppa Italia, 5 Supercoppe europee, 2 Coppe intercontinentali e una Coppa del Mondo per Club, per un totale di 26 trofei conquistati sui 29 dell’era Berlusconi.
“Ci lascia un genio – ha commentato sui social Maldini sulla scomparsa dell’ex presidente -, visionario e sognatore, ma soprattutto un amico che ha cambiato la storia della nostra Italia. Grazie di tutto Presidente, hai fatto vivere a tutti noi milanisti un sogno lungo più di 30 anni, nessuno sarà mai come te”.
A cura di Giacomo Grasselli
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