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Dani Alves al Siena? “Tutto firmato, ma poi…”

Bianco che abbraccia il nero”: Dani Alves sa cosa voglia dire. L’ha indossato, il bianconero: per un anno a Torino nella stagione 2016-2017. Quello della finale di Champions persa dalla Juventus di Allegri contro il Real Madrid (e quel retroscena…), giusto per ricordarselo.

E l’esterno brasiliano era stato protagonista. Ma “bianconero” in Italia non significa solo Juve. C’è anche l’Udinese, per esempio. C’è il Siena. E ve lo immaginate il brasiliano in Toscana? Ecco, stava per succedere, con tanto di contratti firmati. Ma una regola ha cambiato tutto.

 


 

“Dani Alves a Siena? Tutto grazie a… Pinga!”

Protagonista dell’operazione era stato l’agente Stefano Cionini, una garanzia per quello che riguarda il mercato dei sudamericani e dei brasiliani in particolare. Era quello che aveva portato Pinga (leggi la nostra intervista esclusiva) e Taddei in Italia, per dire. O che stava per portare Kaká a vestire la maglia del Brescia. “Ma quella è un’altra storia, ne riparleremo”, assicura a Grandhotelcalciomercato.com. Un passo per volta. “Dobbiamo andare al 2002, l’estate che lo avrebbe portato al Siviglia. Ecco, stavo per farlo venire in Italia”.

 


Pinga con l’agente Cionini

 

Ma come? “Avete presente il Torneo di Tolone? Quell’anno lo vinse il Brasile, con una squadra classe 1980-1981 da far paura: c’erano Adriano, Robinho. C’era il “mio” Pinga, che venne premiato come migliore del torneo facendo un gol pazzesco in finale proprio contro l’Italia (doppietta: il Brasile vinse 3-1 con rete di Adriano e di un giovanissimo Pellicori, ndr). In quella squadra, c’era anche lui: Alves. Era di qualche anno più giovane (1983), ma la fiducia era stata ripagata, dimostrandosi fortissimo e convincente“. Ma come si collega l’Italia?

 


Nell’autunno del 2001, avevo insistito per portare Pinga al Siena”, continua Cionini. “C’erano problemi a Torino, non giocava e gli volevo dare continuità. Così rinunciammo alla Serie A, per trasferirci in B. L’impresa era disperata, i toscani erano ultimi, ma Pinga fu protagonista e riuscì a far salvare quella squadra”. Meritandosi la chiamata a Tolone. “Durante il torneo, mi disse in maniera molto chiara: ‘Fai in modo di portare Dani Alves in Italia’. Così mi attivai, e ne parlai con il Siena”.

“Quando Dani Alves mi disse di essere pazzo”

All’epoca, la squadra del presidente De Luca (storico numero 1 scomparso ormai da quindici anni, qui le storie più importanti) guardava molto all’estero. “Mi mandarono in Brasile”, spiega Cionini, “per tesserare tre giocatori: Taddei, Diego Tardelli Martins e proprio Alves. Ero andato anche a casa di Dani. Era una famiglia umilissima che viveva nella periferia di Salvador. Dani mi presentò alla madre come un pazzo, perché gli avevo detto che avrebbe avuto una grande carriera da calciatore…”.

 


 

Dani Alves a Siena: perché si è bloccato tutto

Precontratti e procure firmati (basti vedere le foto in esclusiva), sembrava tutto a posto. Dei tre, però, a Siena arrivò uno solo: Taddei. Diego Tardelli, attaccante, restò in Brasile (è ancora in attività, gioca nel Santos), mentre Dani Alves andò al Siviglia. Come mai? “Quell’estate, di colpo, la Figc nella persona di Carraro decise di bloccare il trasferimento degli extracomunitari per i giocatori di Serie B, con l’intenzione di valorizzare i settori giovanili italiani. Di fatto, se ne poteva tesserare uno solo, e De Luca decise di puntare su Taddei, perché aveva già giocato nel Palmeiras e sembrava più esperto degli altri due, che erano più giovani e sembravano davvero ancora dei ragazzini”.

 


 

Il rammarico è forte: “Anche perché mi ero speso molto soprattutto per Alves, a cui avevo fatto molta pubblicità. E non a caso, alla fine, in Europa ci è arrivato lo stesso”. Qualche anno dopo, in Italia avrebbe potuto andare anche al Crotone. Sliding doors di un mercato che non smette mai di stupire.

Valentino Della Casa

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