Non c’è solo l’indicatore di liquidità: gli ingranaggi per le trattative sono sempre più delicate. Lo scambio Dzeko–Sanchez, per esempio, non dipende solo da considerazioni tecniche. Ed è per questo che è così difficile. Ci sono dei parametri da considerare, tra cui la questione legata al Decreto crescita e gli ingaggi. Che da qualche anno la Serie A piaccia anche all’estero, è cosa nota. Effetto Ronaldo? Anche, ma non solo. C’è un aspetto tecnico ovviamente fondamentale, ma ne esiste anche uno fiscale che sta aiutando, e molto, l’Italia. Una nuova frontiera, a dirla tutta. Ancora poco nota.
Partiamo dal gennaio 2017: in Italia entra in vigore una legge (la 24bis del Testo Unico delle Imposte sui Redditi) che agevola in termini fiscali una nuova residenza nella Penisola. Permette a tutte le persone con alto reddito che si trasferiscono in Italia (o agli italiani che hanno trascorso almeno 9 anni sugli ultimi 10 all’estero), di applicare una tassa fissa di 100mila euro di tutti i proventi da fonte estera. Limite massimo: 15 anni. Eccolo, il caso di Ronaldo. Accettare la Juventus non è stata soltanto, per quanto predominante, una nuova sfida sportiva da vincere: era un’occasione. Sistemate alcune questioni con il fisco spagnolo, con il trasferimento in Italia Cristiano ha potuto accedere a questa forte agevolazione per tutti i guadagni dall’estero, che corrispondono all’ingresso economico principale da sommare ai circa 30 milioni di euro netti di ingaggio con la Juventus.
Ma cosa ci guadagna, di fatto, lo Stato? Permette a potenziali forti investitori di creare un indotto in Italia. In Inghilterra, questa misura è in atto da anni, anche se un po’ diversa. E la Premier ne sta beneficiando eccome. Per i primi sette anni, i redditi esteri non vengono tassati, poi si passa a un contributo flat di 30mila euro l’anno fino al dodicesimo, quando la quota si alza a 60mila per ottenere la stessa agevolazione. Dopo i 15 anni, l’agevolazione non esiste più, come in Italia. Dove però, se si aderisce, si pagano subito 100mila euro. A questi va aggiunto tutto l’indotto che si viene a creare: uno come Ronaldo, per esempio, muove almeno un centinaio di persone come impiegati strettamente personali.
Oltre alla legge 24bis del 2017, esiste anche la norma del Decreto Crescita 34 del 2019. Vale per gli stranieri o gli italiani fuori da almeno due anni, che rientrano e spostano la residenza in Italia per almeno due anni. La norma prevede che in tutti i paesi sopra Roma, il 70% della base imponibile del reddito non venga tassato; nel sud addirittura il 90%. Ciò vuol dire, per esempio, che se una persona guadagna 100mila euro, se ne vedrebbe tassati 30mila al Nord o 10 mila al sud. Il resto non verrebbe considerato.
Per i calciatori è un po’ diverso: ai fini del calcolo Irpef, non viene considerato il 50% dell’imponibile (a cui si dovrà aggiungere un contributo “dello sport” dello 0,5%, destinato al potenziamento dei settori giovanili). Proviamo a esemplificare: un giocatore come Pedro si troverà tassato solo il 50% dello stipendio dopo l’accordo con i giallorossi. Una misura che permetterà alla società di risparmiare in tasse e al giocatore di trovarsi un ingaggio netto più alto, visto il risparmio della società sul lordo.
Il progetto tecnico è fondamentale, ma l’aspetto fiscale ha un peso. Una nuova frontiera che rischiava di saltare, ma che invece è stata salvaguardata. Sta condizionando il calciomercato.
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