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Lorenzo
Cascini

La vita italiana di Sheva: dal regalo di Braida per portarlo al Milan ai motivi dell’esonero al Genoa
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Andriy Shevchenko non è più l'allenatore del Genoa. Il tecnico ucraino è stato sollevato dall'incarico a causa di qualche tensione emersa. Difatti, tutto nasce dagli affari Miranchuk e Amiri, entrambi bloccati dal Grifone. I due giocatori, però, non potranno essere immediatamente a disposizione, mentre Shevchenko avrebbe voluto averli subito. Dunque, il rapporto, che era già appeso a un filo, si è definitivamente spezzato. 

 

 

 

 

Emozioni e passione. Questo è Andriy Shevchenko, in primis per i tifosi rossoneri, ma anche per tutti gli appassionati di calcio. Proprio quel Milan che lo portò in Italia strappandolo alla Dinamo Kiev per 41 miliardi di lire. Una cifra incredibile per un calciatore poco più che ventenne. L’intuizione fu di Ariedo Braida, deciso a scommettere sul talento di quel giovane ucraino: “Sono arrivato al Milan grazie a un’intuizione di Braida. Aveva visto delle cose speciali in me. Quando venne a casa mia a Kiev per convincermi a firmare mi portò una maglia del Milan con sopra scritto il mio nome. Mi disse che con quella maglia avrei vinto il Pallone d’oro. Mi venne da ridere, ma alla fine ha avuto ragione lui”.  Detto fatto. Sorride ancora Andriy, ripensandoci. Lungimiranza e decisione.   

 

 "Ho avuto tanti grandi allenatori in carriera"

Dal campo alla panchina, sempre con la stessa classe che ha contraddistinto Shevchenko. D’altronde i quarti di finale di un Europeo con l’Ucraina non si raggiungono per caso. Tanto studio e lavoro, con un occhio ai grandi maestri avuti durante la carriera da calciatore: “Ho avuto la fortuna di avere tanti allenatori bravi. Nel mio lavoro mi ispiro a dei grandi come Lobanovskyj, Ancelotti e Mourinho. Il primo mi ha formato, da lui ho imparato la cultura del lavoro. Con Ancelotti ho avuto un gran rapporto, abbiamo vinto molto insieme. Anche Mou è un grande, cerca sempre di ottenere il massimo da tutti. Abbiamo sempre avuto un rapporto di grandissimo rispetto”.  

 Dopo un ottimo Europeo con l’Ucraina, saranno diverse le porte che gli si potrebbero aprire. L’obiettivo sarà quello di allenare un club... con un sogno nel cassetto: “Mi piacerebbe molto allenare una squadra di club, vedremo cosa succederà - ha raccontato a Sky Sport -  Dovrò parlarne con la Federazione Ucraina e insieme prenderemo la decisione migliore. In passato ho avuto la possibilità di andare ad allenare in Inghilterra, al Crystal Palace, ma poi ne se ne fece nulla. Vorrei trovare un progetto che mi convinca. Sarà importante non sbagliare. Il mio sogno sarebbe un giorno tornare al Milan da allenatore, ho tanti un grande legame con i tifosi e con il club che porto sempre nel mio cuore”.  Calmo, glaciale e convinto nel prendere la decisione giusta. Esattamente come faceva in campo con la 7 sulla schiena. 

Da una possibile carriera da allenatore in Inghilterra ad una che Sheva vive ogni domenica da spettatore e da papà. Il suo secondogenito Kristian infatti ha 15 anni e gioca nell’academy del Chelsea: “Cerco di non perdermi neanche una partita. Lo accompagno ogni domenica in giro per l’Inghilterra”.   

  L’Italia nel presente, nel passato e forse anche nel suo futuro. Stesso discorso può valere per diversi giocatori Ucraini allenati da Shevchenko in questi anni. Da Malinovskyi pilastro dell’Atalanta di Gasperini, a Yaremchuk e Supryaga: “Sono tutti giocatori molto forti. Non sono sorpreso del fatto che siano osservati da tante squadre. Malinovskyi lo conoscete, Yaremchuk é un grande colpo. Supryaga è ancora giovane (classe 2000, ndr), ha ottimi margini di miglioramento. Deve diventare più continuo, ha il tempo dalla sua.” 

 

 

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