La Dea nell’Olimpo: all’origine del miracolo Gasperini. I protagonisti della prima Europa League

Sesta giornata del campionato 2016/17, 26 settembre. Forse la partita più importante di Gian Piero Gasperini sulla panchina dell’Atalanta. Quattro sconfitte su cinque partite e l’esonero a un passo. Ma quel giorno sul neutro di Pescara, contro il Crotone, cambia tutto. Quel 3-1 contro i calabresi cambia tutto. Ed è l’inizio della favola – ormai una solida realtà – chiamata Atalanta. Ma chi erano i protagoniti di quella stagione che ha lanciato definitivamente la Dea nell’olimpo del calcio? La formazione tipo.

Etrit Berisha
Il portiere albanese arrivò proprio quell’estate dalla Lazio in prestito per 700mila euro e fu riscattato l’anno successivo a poco meno di 6 milioni. In nerazzurro Berisha rimarrà tre stagioni, difendendo i pali della Dea nella stagione che ha portato alla prima storica Europa League, in cui l’anno successivo giocò dieci partite subendo dieci gol. In tutto per lui 91 presenze con l’Atalanta e 104 reti al passivo.

Rafael Toloi
Uno degli unici due supersiti della prima banda Gasp. Arrivato in Italia, anzi tornato dopo l’avventura alla Roma durata sei mesi nel 2014, il centrale italo-brasiliano diventa la colonna della difesa. È costato cinque milioni e mezzo per prenderlo dal San Paolo e, in sette stagioni, ha collezionato oltre duecento presenze diventando un fattore determinante in entrambe le aree di rigore: un difensore con il vizio del gol. L’estate scorsa ha raggiunto l’apice della sua carriera vincendo l’Europeo con l’Italia.

Mattia Caldara
Primo diamante “scippato” alla gioielleria Atalanta. Il centrale classe 1994 ha la Dea nel sangue che l’ha puntato e cresciuto. È entrato nel settore giovanile all’età di 10 anni dopo i primi calci con lo Scanzorosicate, squadra del comune in provincia di Bergamo. Nel 2017 fu acquistato a 19 milioni dalla Juventus – con cui non giocherà mai – e lasciato un altro anno in prestito in Lombardia. Regione poi mai abbandonata negli anni successivi con il trasferimento al Milan, con cui ha collezionato appena due partite, e il ritorno all’Atalanta nel gennaio del 2020 in prestito per 900mila euro. In tre stagioni e mezzo ha giocato 93 partite in nerazzurro, segnando 10 gol. Ora è al Venezia, ma il suo cartellino è ancora di proprietà dei rossoneri.

Andrea Masiello
Nove stagioni all’Atalanta che l’ha fatto rinascere dopo lo scandalo calcioscommesse. Cresciuto nel settore giovanile della Juventus, il difensore fu acquistato dal Bari per una cifra vicina ai sette milioni di euro. Dal 2011, 187 presenze e 10 gol in nerazzurro e anche la possibilità di debuttare in Champions League. Dal gennaio 2020 è tornato al Genoa.

Andrea Conti
Una delle due frecce sulla fascia di Gasperini. Il laterale destro, come l’amico Caldara, è da sempre legato all’Atalanta che l’ha scoperto e fatto entrare nel settore giovanile all’età di nove anni, nel 2003, prelevandolo dal Lecco. La Primavera, poi i prestiti al Perugia e al Lanciano, quindi le due stagioni in prima squadra che gli valsero la chiamata del Milan costata 24 milioni nell’estate del 2017. Ora il passaggio definitivo alla Sampdoria, dopo il prestito dello scorso anno al Parma e una fugace apparizione, contro la Roma, in questo campionato rossonero. Una parabola discendente a Milano, condizionata dall’esplosione di Davide Calabria che gli ha soffiato il posto dopo l’infortunio del luglio 2020 a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Per lui 50 presenze, 10 gol e 6 assist con la squadra che l’ha cresciuto.

Franck Yannick Kessie
Anche qui una storia che parte da lontano. Dal 2010 per la precisione, quando sbarca in Italia dalla Stella Adjamé club ivoriano in cui giocava Kessie. L’Atalanta ha cresciuto anche lui e, dopo il prestito al Cesena, in una stagione da perno di centrocampo gioca 31 partite, realizzando 7 gol. Tra cui la doppietta all’esordio contro la Lazio, mettendo in mostra la sua freddezza dagli undici metri e la personalità adatta per prendersi il pallone da Gomez e andare a calciare il rigore. Nell’estate del 2017 il Milan ha bruciato la concorrenza della Roma, acquistandolo per 28 milioni di euro.

Remo Freuler
È l’altro superstite della stagione 2016/17. Lo svizzero arrivò quell’estate dal Lucerna, dopo essersi fatto le ossa in patria, per appena due milioni di euro, altra grande intuizione degli osservatori atalantini. Anche il centrocampista ha superato le 200 presenze in maglia nerazzurra ed è ancora lì a dirigere l’orchestra.

Leonardo Spinazzola
La trafila giovanile l’ha fatta nella Juventus, prima del doppio prestito – a distanza di due anni – all’Atalanta. È l’altro treno della fascia di Gasperini, l’omologo di Conti a sinistra. In tre stagioni complessive gioca 62 partite con la maglia nerazzurra, segnando però solo in Coppa Italia, nel giorno del suo esordio contro il Pisa l’11 agosto 2014. Tornato in bianconero nel 2018, gioca una sola stagione a Torino prima di essere ceduto alla Roma per 29 milioni e mezzo. Anche lui, come l’ex compagno Toloi, ha vinto l’Europeo l’estate scorsa, da grande protagonista.

Bryan Cristante
Oggi è compagno di Spinazzola alla Roma e anche lui è campione d’Europa. L’Atalanta ha puntato sul centrocampista acquistandolo dal Benfica per 9 milioni e mezzo e lo ha riportato stabilmente in Italia. Settore giovanile nel Milan, poi la chiamata portoghese, quindi i due prestiti al Palermo e al Pescara. A Bergamo, Cristante ritrovò fiducia e gol – tanti – in una posizione quasi inedita per lui, quella da trequartista. Oggi alla Roma gioca anche da centrale difensivo: un tuttocampista costato 22 milioni ai giallorossi. Nell’Atalanta ha totalizzato 59 presenze e 15 gol in una stagione e mezzo.

Andrea Petagna
Triestino, ma milanese d’adozione, dove ha anche avviato una sua attività imprenditoriale, è cresciuto nel vivaio del Milan. Due stagioni a Bergamo, arrivato per un milione proprio dai rossoneri e rivenduto poi a 12 alla Spal. Petagna fu l’attaccante di peso di quell’Atalanta che permetteva l’appoggio su di lui per poi sviluppare il consueto gioco corale della squadra. In 75 presenze, però, segnò solo 11 gol ma alcuni decisivi: come quello al Napoli alla settima giornata del campionato 2016/17 che certificò la (ri)nascita della Dea di Gasperini, dopo la vittoria salva-panchina contro il Crotone.

Alejandro ‘Papu’ Gomez
Fenomeno. Capitano. Simbolo. Il Papu per l’Atalanta è stato tutto questo: l’uomo che ha trascinato i compagni e ha trasformato la Dea da squadra di provincia a realtà del calcio europeo. Il Catania l’ha fatto conoscere all’Italia, i nerazzurri ce l’hanno riportato nel 2014 prelevandolo dal Metalist Kharkiv per 4.5 milioni di euro. Per Gomez 252 presenze in sei stagioni e mezzo, condite anche da 59 gol. Poi a metà novembre 2020 la rottura con Gasperini e l’addio direzione Siviglia per 5 milioni nel gennaio 2021.

Pierluigi Gollini
Comprimario di quell’Atalanta 2016/17 ne diventerà poi il titolare qualche stagione più tardi. Anche Gollini è rientrato in patria grazie alla Dea che lo acquistò dall’Aston Villa per 4.5 milioni. In 112 presenze ha subito 120 reti, ma nella scorsa stagione si è tolto la soddisfazione di parare un rigore a Cristiano Ronaldo nell’1-1 di Torino contro la Juventus. Ora è al Tottenham in prestito con diritto di riscatto.

Alessandro Bastoni
Tra i giovani atalantini che si stavano facendo largo c’era anche lui. Appena quattro presenze quella stagione, arrivate a nove con la successiva. Ma tante bastarono all’Inter per decidere di investire 31 milioni su di lui nel 2017 – e lasciarlo in prestito a Bergamo anche nella stagione successiva – fino a farlo diventare un perno dello scudetto di Antonio Conte e campione d’Europa con Mancini nel 2021.