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Redazione

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L'Italia di Cavani, tra il Napoli e quei passaggi sfiorati all'Inter e alla Juve
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Per Edinson Cavani la Serie A è quasi come il Giro d'Italia: in diverse città ci sono tappe della sua carriera, tra trasferimenti raggiunti e altri saltati, ma anche gol (e tanti). Un tour che parte da Palermo, con il famoso "sequestro" di mercato da parte di Rino Foschi (QUI la storia). Adesso è il Monza a pensare all'uruguaiano. Difatti, ieri, c'è stato un contatto tra il club brianzolo e gli intermediari di Cavani.

 

 

Dopo tre anni a Palermo, però, nel 2010 per Cavani è il momento di cambiare aria. Qui la strada prende un doppio bivio: da una parte l'Inter, dall'altra il Napoli. E pensare che in questo testa a testa davanti c'erano i nerazzurri. È il 5 maggio e l'Inter di Mourinho, a Roma, sta per giocarsi la Coppa Italia contro i giallorossi. Il giorno prima della gara, al Rome Cavalieri Walforf Astoria, l'intera società ospita gli agenti di Cavani.

Ci sono tutti: Mourinho, Bedy Moratti, Branca, Ghelfi, l'uomo dei conti e dei contratti, e anche Javier Zanetti. Dall'altra parte ci sono Triulzi e Anellucci, coloro che seguono gli interessi dell'uruguaiano. L'accordo si trova rapidamente, i contratti sono solo da spedire, firmare e controfirmare. In quei quindici giorni decisivi, però, si perdono le tracce del direttore sportivo nerazzurro Marco Branca.

  

 

 

E qui entra in gioco il Napoli, con un sorpasso...a cena. L'idea, infatti, nasce per caso quando Claudio Anellucci incontra Edoardo De Laurentiis in un locale della capitale. "State costruendo una bella squadra, perché non prendete Cavani?" la proposta del procuratore che il figlio del padron del Napoli coglie al volo, tanto che ne parlano per tutta la sera.

Il Napoli inizia a farsi sotto, Bigon fa le mosse giuste con il Palermo e il suo vice Micheli stringe la mano agli agenti sulla spiaggia e sotto il sole, allo stabilimento La Vela di Fregene: in dieci giorni l’operazione si chiude. Non senza colpi di coda da parte dell’Inter, perché Branca riappare solo al countdown finale, quando legge la notizia sul giornale. "Quando ci vediamo per chiudere tutto?". Troppo tardi. Cavani va al Napoli - non senza difficoltà per le firme dei contratti, con il fax decisivo arrivato alle 2 di notte nel ritiro azzurro di Folgaria, in Trentino - dove c'è Mazzarri che non sta più nella pelle, pronto a dimettersi se il Matador non si fosse vestito d'azzurro.

 


104 gol in 138 partite, poi il volo verso Parigi, ma nel tour italiano di Cavani c'è un'altra tappa mancata: la Juventus.  Paratici, nel 2016, ci prova a testa bassa poco prima di fiondarsi su Gonzalo Higuain. Il 25 aprile la Juventus diventa aritmeticamente campione d’Italia vincendo il quinto scudetto consecutivo e il giorno successivo Fabio Paratici, dopo aver festeggiato il titolo e dormito praticamente zero, prende un aereo alle 7 del mattino direzione Parigi.

A casa di Cavani è in programma il quarto incontro, quello decisivo. Lì dove la sera prima un emissario di Suning aveva cenato, pronto a portare l'uruguaiano in Cina per una richiesta d'ingaggio da 100 milioni di euro. L'appuntamento è alle 10, ma all'arrivo a Parigi Paratici scopre che Cavani non c'è.

 

 

L’uruguaiano, infatti, quella mattina stessa prende un volo privato verso Nizza e Montecarlo per godersi la giornata di sole insieme alla sua famiglia. Lasciando al fratello agente e all’intermediario Marco Sommella la patata bollente del faccia a faccia con Paratici. Potete immaginare la reazione del ds bianconero quando scopre che il Matador ha preferito abbronzarsi invece di decidere se accettare o meno il trasferimento a Torino. Nasce così, all’improvviso, e dopo le bizze di Cavani, il clamoroso colpo Higuain.

 

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