Non aveva fatto in tempo a sedersi nel nuovo ufficio degli Spurs che Fabio Paratici aveva già un nome in testa per il ruolo di nuovo allenatore del Tottenham: Antonio Conte. L'ex ds della Juventus è arrivato in Premier League lo scorso giugno e ha da subito iniziato a lavorare con ambizione per aumentare il potenziale del suo nuovo club. Prendere Conte sarebbe stato un colpo perfetto in tal senso, ma il corteggiamento non ha avuto un lieto fine.
Conte aveva da poco annunciato che non sarebbe più stato l'allenatore dell'Inter, dopo un bienno e un percorso ottimo: secondo posto in campionato e finale di Europa League nel primo anno, scudetto il secondo. Conte è questo. Prende nobili decadute e le fa rialzare. Lo aveva fatto alla Juventus, lo ha ripetuto all'Inter. Ecco perché Paratici aveva lui in testa come obiettivo per la panchina del suo Tottenham.
Il motivo che sta dietro al 'No' di Conte a Paratici
Secondo il dirigente, Conte avrebbe potuto fare lo stesso con gli Spurs: tornare al successo e rialzare un trofeo che manca, pensate, dalla stagione 1991/1992. Quando furono avviati i contatti l'allenatore ex Juve e Inter aveva preso tempo, mostrando qualche dubbio e una non totale convinzione per sposare il progetto Tottenham. Ciò che lo tratteneva era il livello della rosa, di un po' troppo inferiore ai colossi inglesi come Chelsea, Liverpool. City e United. Difficile, secondo lui, poter competere. Serviva altro. Alla fine dirà "No".
Oggi a bussare alla porta di Conte è finito proprio il Manchester United, forte del suo immenso potenziale. Non è un caso che l'allenatore, stavolta, abbia già detto "Sì". Resta solo da capire se i Red Devils vorranno aspettare ancora un po' (magari la prossima sosta delle nazionale) o affrettare le scelte e concretizzare il cambio in panchina subito. Anche perché sabato c'è Tottenham-Manchester United. Che storia sarebbe, l'esordio di Conte sulla panchina dei Red Devils, contro gli Spurs di Paratici a cui aveva dato un gentile e cortese 'due di picche'.