Chiudi
Grand Hotel Calciomercato

Disabilita l'adblock

Chiudi
Grand Hotel Calciomercato

Chiudi

Federico
Rosa

I calzini rossi, la grinta e i successi in campo con il suo Ascoli: alla scoperta del mondo di Costantino Rozzi
costantino-rozzi

Negli anni '80 il calcio italiano era conosciuto in Europa e nel mondo sia per i grandi campioni che giocavano in Serie A (da Maradona a Platini) e sia per i grandi presidenti vulcanici che caratterizzavano parecchie squadre del nostro campionato. Da Anconetani a Pisa, Massimino a Catania e Lugaresi a Cesena, anche Ascoli Piceno vanta un personaggio iconico del nostro calcio: Costantino Rozzi. L'era del "presidentissimo" è stata la più gloriosa della storia calcistica ascolana, portando in alto il nome delle Marche e di un calcio che oggi non esiste più. 

Rozzi, l'uomo che fece volare l'Ascoli 

La vita come si sa può essere a volte incredibilmente imprevedibile. Costantino Rozzi fino all'età di 40 anni non era minimamente interessato al calcio. Anzi, abitando a pochi passi dallo stadio di Ascoli, si chiedeva con i suoi amici chi fossero quei pazzi che guardano una partita di pallone la domenica pomeriggio. Ma con il passare del tempo Costantino si lasciò trascinare dalla passione verso l'Ascoli e i colori bianconeri. Non sembra casuale che, nel 1968 alla prima riunione del Consiglio Direttivo del club, Rozzi dichiara la propria volontà di arrivare in Serie B. Beh, i traguardi della sua presidenza vanno ben oltre le aspettative. 

 

L'Ascoli in Serie A nel segno di Costantino Rozzi e Carlo Mazzone

Ascoli è stata sempre casa per Carlo Mazzone, sia da giocatore che soprattutto da allenatore. A lanciarlo in panchina fu proprio Costantino Rozzi già nel suo primo anno di presidenza, ovvero nel 1968. Un binomio vulcanico, spesso fuori dalle righe, ma che ha dato ai bianconeri lo sprint necessario per spiccare il volo verso il grande calcio. Nel 1974 per la prima volta l'Ascoli viene promosso in Serie A con il "presidentissimo" alla guida del club e Mazzone a dirigere in campo la squadra. Dalla C alla A in soli due anni, un'opera d'arte calcistica. "Teoricamente è difficile che una città di 50.000 abitanti faccia la Serie A, - disse Rozzi in piazza per la festa promozione - invece per noi no! Noi faremo la Serie A e questo lo ricorderanno anche i nostri figli e nipoti. Dobbiamo starci almeno 50 anni. Faremo gli acquisti con grande serietà e con la sensibilità che ci ha sempre distinto. Insieme a Mazzone, che se sta ancora a divertì. (ride ndr) organizzeremo la campagna acquisti."

 Mazzone allenò l'Ascoli dal 1968 al 1975 e poi dal 1980 al 1984, ottenendo salvezze su salvezze e qualche anno Ascoli ha sognato di giocare la Coppa UEFA. Infatti, per due anni i bianconeri si sono piazzati quarti nel 1979/80 (ma con in panchina Giovanbattista Fabbri) e sesti nel 1981/82. 

I talenti passati da Ascoli sotto la presidenza Rozzi: da Bierhoff ad Anastasi

Costantino Rozzi in campo voleva un grande Ascoli. Per una squadra forte servivano giocatori e talenti importanti. In terra marchigiana sono passati calciatori come Oliver Bierhoff, arrivato in bianconero nel 1991 nell'ultima presenza in A ascolana dell'era Rozzi. Il presidente ha creduto nell'attaccante tedesco, coccolandolo e facendolo maturare per farlo esplodere. Infatti, la stagione dopo in B, Oliver segna 20 gol e il suo nome finisce nel taccuino di tanti osservatori e DS di Serie A. 

Ma a Rozzi piaceva anche far crescere i propri calciatori giovani con giocatori d'esperienza. Nel 1978 ad Ascoli arriva un certo Pietro Anastasi, che dopo anni ad altissimo livello tra Juventus e Inter, decide di ritornare in provincia. Dal 1990 al 1992 ha chiuso la carriera in bianconero anche Bruno Giordano, leggenda di Lazio e Napoli. Tra gli altri grandi nomi passati da qui possiamo citare Walter Novellino, gli assi brasiliani Dirceu e Walter Casagrande

La scaramanzia dei calzini rossi e una scomparsa fin troppo prematura

Costantino Rozzi nel calcio è ricordato sia per le sue imprese nel campo con l'Ascoli ma anche per la sua grande scaramanzia e per una personalità forte. Ad esempio il presidente indossava sempre i calzini rossi, considerati da lui dei porta fortuna. Oppure le sue uscite dialettiche, spesso fuori dal coro, sono entrate nel mito di un calcio che oggi non c'è più. La gente lo amava per questo. Il 18 dicembre 1994, quando improvvisamente il presidente spira, 20.000 ascolani rendono omaggio a Rozzi con una vicinanza fuori dal comune. Solo nel 2005 la squadra ritorna in Serie A, anche se per poco. Ma le imprese dentro e fuori dal campo, la scaramanzia e la grinta sono andate via in quel triste 18 dicembre. Perché l'Ascoli è Rozzi e Rozzi è l'Ascoli e lo sarà per sempre. 

SCROLL TO TOP