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Nicolò
Franceschin

Eriksen, il principe silenzioso
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L'Inghilterra nel destino. Luogo di crescita. Luogo di rinascita. Christian Eriksen è pronto per la sua terza avventura oltre la Manica. La prima con il Tottenham. Londra, per il fantasista danese, è stata la città in cui affermarsi nel grande calcio. Poi il passaggio all'Inter e la grande paura all'Europeo. L'addio all'Italia e il ritorno in terra inglese. Brentford. Per rinascere e per tornare a credere. Un pallone e un campo da calcio. Manchester, la nuova tappa. Lo United, la nuova sfida. Eriksen e il club hanno trovato un principio di accordo sulla base di un contratto triennale. Prima le visite mediche, poi il trasferimento sarà completato.

 

 

 L'arte del silenzio

Tum. Tum... Tum…. Silenzio. Il cuore di Christian Eriksen non batte più. 12 giugno 2021. Danimarca-Finlandia. Il numero 10 si accascia a terra. Il mondo si ferma. Attimi di paura e angoscia. Kjaer prima gli salva la vita, poi con i suoi compagni si mette a protezione del suo compagno. Speranze e preghiere. I cuori dei tifosi proiettati su quel campo. Quasi a voler dare forza a quel cuore. Quello di Christian. Esseri umani che si scontrano con l’imprevedibile crudeltà della vita.
È fuori pericolo”. Christian Eriksen si è ripreso. Il cuore ha ripreso a battere. La riabilitazione. La voglia di ritornare dal suo amato pallone. Non in Italia, però. Le leggi non lo permettono. Il conseguente addio all’Inter. E così il ritorno in Inghilterra, per sei mesi, al Brentford. Nei tifosi una sensazione contrastante. In bilico su quel delicato confine tra la felicità per i momenti passati insieme e ciò che sarebbe potuto ancora essere ma non è stato. Dalla presentazione alla Scala all’addio all’Italia, passando per la vittoria dello scudetto. Sempre con la classe che sempre lo ha contraddistinto. Che ha sempre contraddistinto il principe silenzioso.

 

Eriksen, l’eleganza del trequartista

Eleganza e classe definiscono Eriksen. Uno dei pochi esemplari di trequartisti puri rimasti nel calcio moderno. Insofferente alle evoluzioni. Un anarchico razionale. Un ragazzo a guida di una rivoluzione silenziosa. La rivoluzione della fantasia contro la rigidità degli schemi. Una fantasia ragionata. Razionale, appunto. Questo è stato ed è Christian Eriksen. Visione e qualità. Un giocatore in grado di mettere ordine nel disordine. Di anticipare le giocate. Illuminare vuoti nascosti. Questo con le sue due stelle polari: la classe e l’eleganza. Questa, forse, è la qualità più grande del numero 10 di Middelfart. L’essere capace di abbinare la fantasia alla razionalità. Saper muoversi tra le pieghe della vita con quella sua compostezza e nordica tranquillità. In Eriksen la forza emotiva si unisce alla calma, l’inventiva alla ragione. Ed è così che ha fatto innamorare un intero popolo. Il popolo nerazzurro.

 

 Eriksen e la rivoluzione nerazzurra

In nerazzurro ci è arrivato dopo giorni di estenuanti trattative con il Tottenham. È gennaio e il danese sbarca a Milano. La presentazione alla Scala. È arrivato il direttore d’orchestra. Con Conte, però, non è amore a prima vista. Difficile incastrare quella fantasia nei suoi schemi tattici. I primi mesi sono difficili. Nel secondo anno, addirittura, sembra certo l’addio nella sessione invernale. Fino a quel gol. A quella traiettoria dipinta nel derby di Coppa Italia. Piano piano Eriksen si prende il posto e, con lui, si prende l’Inter. Il popolo di San Siro, invece, se l’era preso già da tempo. Prestazioni, giocate e gol. Christian ce l’ha fatta. La sua rivoluzione silenziosa è realtà. Il talento ha preso il posto che merita. Troppo puro per non emergere, anche in un tatticismo come quello di Antonio Conte. L’Inter è campione d’Italia. E il merito è anche suo. Del principe silenzioso.

 

 L'Inter dice addio a Eriksen

Si sapeva. Una fine già scritta. Ma in molti, non solo nei tifosi interisti, un po’ di speranza c’era ancora. Quella speranza volta a nascondere qualcosa che fa male. Un’illusione per allontanare una paura. La paura che la storia di Christian Eriksen a Milano fosse finita. Poi è arrivata lei, la fredda realtà. Rescissione consensuale. Poco il tempo passato assieme. Sufficiente, però, per incidere ricordi indelebili nelle menti dei tifosi interisti. Eriksen, tra un sorriso e una carezza a un pallone, ha saputo far nascere emozioni. Colorare le sfumature più delicate di chi il calcio lo ama davvero. Il dispiacere di vederselo sfuggire. Il rammarico di ciò che sarebbe potuto essere. La felicità di averlo vissuto. Perché lui è così, un giocatore che tocca le corde dell’anima. La storia del principe silenzioso continua. E noi saremo lì pronti per guardarla. Perché ci piace pensare che dove finiscono i piedi di Christian, debba in qualche modo incominciare un pallone. E ora, dopo il ritorno con il Brentford, c'è lo United. Christian Eriksen, il principe silenzioso. 

 

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