Chiudi
Grand Hotel Calciomercato

Disabilita l'adblock

Chiudi
Grand Hotel Calciomercato

Chiudi

Davide
Masi

Amelia: “Scudetto Milan frutto di programmazione. Ibra? Lo vedi e pensi che vincerai”
amelia_9

Dopo 11 anni, il Milan torna sul tetto d’Italia. 4015 giorni dall’ultima volta. Stagioni di attesa, di transizione e anche di fallimenti. Tante delusioni ripagate, però, con il tempo. Per capire cosa significa vestire la maglia rossonera bisogna indossarla almeno una volta. Sentire addosso la storia e la tradizione di un club nato per vincere. 

 

Il primo allenamento a Milanello, l’esordio a San Siro. Il rossonero ti entra nel cuore fin da subito. “Il Milan ha una storia di tanti anni che è stata da sempre vincente. Una maglia indossata da campioni di livello mondiale e un’atmosfera di famiglia che punta a essere ambiziosa. Non potrò mai dimenticare l’esordio in Champions League contro il Real Madrid”. Parola di Marco Amelia, lui che in rossonero vinse lo Scudetto nel 2011. Il suo racconto in esclusiva ai microfoni di Grandhotelcalciomercato.com.

 

  

 

 

 

Lo Scudetto del 2011 e il rapporto con Ibra

 

Dal 2011 al 2022, esattamente undici stagioni di digiuno prima di tornare sul gradino più alto d’Italia. Dal Milan di Allegri a quello di Pioli. Da una squadra esperta a una piena di giovani talenti. Tanti cambiamenti, tante rifondazioni ma anche una costante: Zlatan Ibrahimovic. Punto fermo nel passato e nel presente. “Ibra è un ragazzo eccezionale, di quelli che ti trascina anche fuori dal campo. È piacevole, ci si sta bene insieme e in più ha quel valore aggiunto all’interno dello spogliatoio che ti porta a dare sempre il massimo e cercare il meglio per te stesso. Non è facile, non tutti i campioni riescono a trasmettere questa cosa. Ibra invece sì, lo abbiamo visto quest’anno. Tutti i ragazzi sono stati trascinati da questa sua mentalità che ti porta a essere ambizioso e vincente”.

 

 

 

 

Leader tecnico ma anche mentale. Una qualità venuta fuori soprattutto in questa stagione. Spesso out per infortuni ma sempre presente all’interno dello spogliatoio. Fonte di ispirazione e motivazione per tutti. Dai più giovani ai più esperti. E quando è in campo è ancora capace di essere decisivo. Di Ibrahimovic mi sorprendeva lo strapotere fisico abbinato a un’elasticità muscolare pazzesca nel fare tutti i movimenti. Non è facile trovare giocatori strutturati fisicamente come lui e con queste caratteristiche. Faceva la differenza e l’ha fatta per tutta la sua carriera”. Dalle parole di Amelia viene fuori tutta la sua stima nei confronti di Ibra. Arrivati a Milano nella stessa sessione di calciomercato con l’obiettivo di tingere di rossonero lo Scudetto. 

 

 “Noi nel 2010 iniziammo la stagione in ritiro con una squadra non ancora completa. Nel momento in cui, nell’ultimo giorno di mercato, arrivarono Ibrahimovic e Robinho cominciammo a respirare l’aria di poter lottare per lo Scudetto. Prima mancava qualcosa, avevamo appena cambiato allenatore. Il presentimento ci fu l’ultimo giorno di mercato”. I top player si riconoscono da questo. Dalla capacità di spostare gli equilibri. E Ibra lo ha sempre fatto. Fuoriclasse in campo, personaggio stravagante fuori. Strafottenza e sfacciataggine al punto giusto. Quel che basta per essere sempre al centro dell’attenzione. In un modo o nell’altro.

 

“Nella sua prima settimana con noi, ricordo che stavamo provando i calci d’angolo con la marcatura a zona sul primo palo. Lui invece di spazzare di testa, alzò la gamba e fece arrivare il pallone nell’altra metà campo. Lì ci siamo fermati e abbiamo detto: ‘Qui si va a vincere’. Ci eravamo resi conto che l’asticella si fosse alzata”. 14 gol in campionato per riportare lo Scudetto a Milanello. Ibrahimovic ha sempre fatto la differenza, lasciando il segno in ogni sua tappa. 

 

 

 

 

Da Pioli a Tonali, il Milan è di nuovo campione

 

Un percorso vincente, nato dalla programmazione e da un’organizzazione portata avanti nel tempo. Degli ideali da seguire e dei parametri da rispettare, soprattutto sul mercato. Calciatori giovani e talentuosi. E anche qualche profilo più esperto. "Sono contento che il Milan sia tornato a vincere. La vittoria viene da una programmazione fatta dal club e questo va risaltato rispetto a ogni altro aspetto”. 



 

 

 

Ma la vittoria del Milan passa anche dalle mani di Maignan. Arrivato in Italia con tante responsabilità sulle spalle e con il compito di rimpiazzare e far dimenticare Donnarumma. Mike lo ha fatto in modo eccellente e in maniera inaspettata dalla maggior parte dei tifosi. Non, però, da Marco Amelia. A me non ha sorpreso moltissimo, poiché conosco il panorama dei portieri a livello internazionale. Mi ha stupito sicuramente l’atteggiamento che l’ha portato a integrarsi nel nostro campionato. Non è semplice per chi è straniero, soprattutto se devi rimpiazzare Donnarumma. Maignan è entrato subito con un grande senso di responsabilità all’interno del mondo Milan, in un ruolo da sempre soggetto a molte critiche e in un campionato difficile. Può imparare tanto anche da Gigi Ragno e da Dida, che io reputo uno dei migliori portieri della storia”.

 

Un lavoro, quello del Milan, che ha finalmente portato i risultati sperati. “È un processo iniziato da quando arrivò Boban, poi Massara, Maldini. Credo che questo sia alla base di tutto. Anche la proprietà che interviene poco e che fa stare tutti tranquilli e sereni. Il lavoro e la programmazione ripagano sempre. È un cammino partito da quel risultato pesante contro l’Atalanta ma che con il tempo ha portato a costruire un Milan fatto da un mix di esperienza e giovani di qualità, che alzando il livello sono diventati importanti come Theo, Leao e Tonali. Sandro ha faticato nel primo anno ma in questa stagione ha dimostrato di che pasta è fatto, sono contento anche per il calcio italiano che ha bisogno di giocatori come lui”.

 

E infine l’elogio per Stefano Pioli. Lui che ha preso per mano il Milan e l’ha portato oltre ogni limite. Mai una parola fuori posto e spesso passato in secondo piano rispetto ad altri allenatori. “È impossibile dare un voto alla sua stagione, non esiste una valutazione così alta da potergli dare. Il suo modo di fare, oltre alla preparazione dell’essere allenatore stesso, lo ha sempre contraddistinto. Ha un atteggiamento che a me piace, è sempre molto pacato. Va esaltato il suo lavoro e quello del suo staff. Lui, insieme a Ibra, ha fatto alzare il livello di tanti giovani e li ha portati a rendere da campioni”.

 

 

 

 

Il Milan è tornato e Amelia non può che esserne felice. Uno che quella maglia l’ha indossata e con la quale ha vinto. Lo Scudetto è di nuovo a tinte rossonere. Undici anni dopo.

 

SCROLL TO TOP