Una rete di migliaia di talent scout che gira il mondo con un pallino fissato in testa: scoprire giovani talenti. Dai parametri degli osservatori al lavoro dietro le quinte, riassumere il modus operandi del mondo Red Bull in qualche riga è impossibile. Allenatori, calciatori e dirigenti: tutti viaggiano nella stessa direzione. Così Salisburgo e Lipsia sono diventate due certezze del calcio europeo.
Il mondo Red Bull raccontato da chi l’ha vissuto
Tre anni e mezzo tra Red Bull Salisburgo e Liefering (la seconda squadra del club austriaco), Peter Zeidler ha vissuto quella realtà quotidianamente. Ha visto tutto il lavoro che c’è dietro, guidando dalla panchina tantissimi giovani rivenduti a peso d’oro in giro per l’Europa. Minamino, Naby Keita, Hwang Hee-Chan. Zeidler è stato il loro allenatore dal 2012 al 2015: “Il vantaggio di essere un allenatore nel mondo Red Bull è che la società ti porta sempre i migliori giovani calciatori. Tutti gli agenti vogliono far giocare i propri giocatori nel Salisburgo perché è il migliore step per loro” racconta ai microfoni di grandhotelcalciomercato.com.
L’avventura di Peter nel mondo Red Bull si è chiusa nel 2015, da lì ha girato tra Svizzera e Francia. Sion, Sochaux e infine San Gallo. Zeidler guida il club biancoverde dal 2018.
Ma torniamo a noi. Nella famiglia Red Bull tutto sembra funzionare alla perfezione. Tanti talent scout sparsi per il mondo alla ricerca di promesse da far crescere in casa. I giovani vengono subito portati in Europa: se non sono pronti passano prima dal Liefering, una volta messa da parte la giusta esperienza fanno lo step successivo nel Salisburgo. Infine c’è il Lipsia: i gioielli migliori passano da lì, a meno che non vengano venduti prima: “Ora con il successo di Haaland e non solo, tutti gli agenti del mondo vogliono portare i propri giocatori nel Salisburgo. Quindi diventa facile per il club avere calciatori. Funziona così con i giovani calciatori di tutto il mondo, dal Mali alla Corea del Sud”.
Da quelle parti sono passati decine e decine di talenti, tutti rivenduti a peso d’oro in giro per l’Europa. “Il miglior giocatore che ho allenato? Naby Keita. Lui non ha ancora fatto una carriera da fuoriclasse, ma quando ha la palla e dribbla è capace di saltare tutti. Ma anche Minamino, lo stesso Hwang Hee-Chan, Laimer, Schlager”.
Dal tono di voce di Zeidler viene fuori l’orgoglio di un allenatore che ha visto crescere tanti ragazzi. Ha accolto decine e decine di giovani, li ha fatti migliorare e ora li guarda in televisione. Come un padre fiero, Peter parla dei suoi ragazzi come se fossero i suoi figli. Perché in fondo lavorare nel mondo Red Bull significa anche questo.