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Redazione

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Come la Lazio ha convinto Sarri ad accettare la panchina
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"Se sono qui è perché penso ci siano le persone giuste per il mio calcio, anche in società". In conferenza stampa: game, set, match. Annuncio sui social, foto rubate, sigarette, tuta e chi più ne ha più ne metta.

Il ritorno di Sarri in panchina ha attirato l’attenzione dei media da subito, per una firma che non arrivava ma che era comunque definita. Si aspettava di andare alla Lazio, Sarri? No. Si aspettava di tornare ad allenare nel 2021, Sarri? Sì, di quello era abbastanza convinto.

 

 

Calciomercato: Sarri e le proposte dall'estero

Ripercorrendo i mesi, di contatti ce ne sono stati tanti. Dopo l’anno passato a guardare post addio alla Juventus, l’allenatore era pronto a rimettersi in gioco. Proposte? Diverse. La prima era arrivata già in inverno, verso febbraio. Proposta tanto ricca quanto difficile da considerare: 8 milioni di euro dal Fenerbahce su più anni. Interessante, certo, ma in un campionato non così competitivo come poteva essere quello italiano. O inglese. O spagnolo.

Perché se è vero che la Roma un tentativo lo aveva fatto, qualche proposta dalla Premier, riferisce chi lo conosce bene, era arrivata. Sondaggi insistiti, un po’ come dalla Liga, ma l’intenzione era quella di restare in Italia. Magari nemmeno così lontano da casa sua.

 

 

Che poi, a pensarci bene, la distanza che separa l’abitazione di Sarri da Roma è di circa un’ora e mezza di macchina: troverà una soluzione temporanea, ma nulla vieterà di rientrare a casa sua quando vorrà. È un dettaglio secondario e non decisivo, chiaro, ma anche così Lotito ha convinto l’allenatore ad accettare la proposta della Lazio.

 

 

Quando era nata la trattativa? Il giorno dopo la decisione di Inzaghi di lasciare. Le prime chiamate di Tare: "Maurizio, che ne pensi?". "Ci devo riflettere un momento", aveva risposto subito. Le telefonate erano quotidiane. A un certo punto erano diventate frequentissime: due, tre, quattro, cinque al giorno. Pressing asfissiante.

 

 

Ma l'intenzione della Lazio era chiara: "Vogliamo farti diventare il nostro nuovo simbolo". Due anni di contratto, per poi capire, insieme, come gestire il futuro.  Non un accordo blindato, vero. Ma l'idea è proprio questa: non restare troppo legati, con la convinzione di costruire, giorno dopo giorno, un’intesa vincente. Accettare, alla fine, non è stato difficile. Sistemare i dettagli un po’ più lungo.

 

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