“Alcune situazioni ti cambiano la vita. Pensi che sia la scelta sbagliata per te, invece ti spiana la strada e ti fa diventare grande. Questo è quello che è successo a me a Parma”. Parola di Stefano Fiore, uno che di storie di calciomercato ne ha vissute tante. A partire da quel 1994 in cui era sicuro di rimanere a giocare nella “sua” Cosenza e invece il destino gli cambió completamente i piani: “É stata una cosa veramente inaspettata. Era l’estate dei mondiali in America, io ero un ragazzino che guardava i grandi campioni della Serie A in televisione. Non pensavo di essere ancora pronto, ero infatti convinto che sarei rimasto un altro anno al Cosenza in Serie B”. Successe invece quello che non ti aspetti… grazie alle buste: “Il mio cartellino era in comproprietà tra Cosenza e Parma. I gialloblù offrirono di più alle buste e mi presero. Arrivai quindi Emilia da sconosciuto, alla fine della stagione giocai da titolare la finale di Coppa Uefa contro la Juventus. Quel trasferimento mi ha cambiato la vita”.
Momenti che possono cambiare una carriera. Poi bisogna essere bravi a imporsi e farsi valere, con quel pizzico di fortuna che non guasta mai. Tante sono state infatti le stagioni di Fiore ad alti livelli, che lo hanno portato anche ad avere un ruolo stabile in nazionale, prima con Zoff poi con Trapattoni. Proprio dopo gli Europei del 2000, si posero su di lui gli occhi di tante squadre. Stefano è considerato pronto al grande salto. La trattativa con la Lazio é ben avviata, anche se rischia di arenarsi per colpa… di un telefono: “Venivo da un ottimo Europeo con la nazionale e tante erano le squadre interessate. Tra queste c’erano la Lazio e la Roma. Il nodo dell’affare fu Giannichedda. L’Udinese infatti voleva venderci insieme e la Lazio era disposta a prenderci entrambi. Io ero in vacanza, mentre Giuliano (Giannichedda, ndr) era già in ritiro con l’Udinese. La trattativa era conclusa, mancava solo il suo ok definitivo. Ma lui era sparito. Gli ho dovuto lasciare più di 20 messaggi in segreteria per convincerlo a rispondere al telefono e accettare la trattativa. Per fortuna poi tutto si concluse al meglio”. Tutto bene quel che finisce bene.
In biancoceleste Fiore disputa 3 ottime stagioni, soprattutto sotto la guida di Roberto Mancini. Nel 2004 però, complice anche la difficile situazione finanziaria della Lazio, arriva il momento di cambiare. Direzione Valencia: “Fu una trattativa che nacque durante gli europei del 2004. Ranieri mi ha chiamato spesso per convincermi a sposare il progetto. La Lazio nel frattempo aveva bisogno di vendere e fui ceduto insieme a Corradi. Anche perché la nostra cessione servì a colmare un pagamento pendente per Mendieta. Il Valencia è una grande realtà, non ho avuto problemi a inserirmi anche grazie a Corradi, Moretti e Di Vaio. Le cose dal punto di vista tecnico e dei risultati non andarono per il verso giusto, ma eravamo un bel gruppo e ho un bel ricordo della Spagna. Penso che uno con le mie caratteristiche avrebbe potuto far bene in un campionato come quello spagnolo, purtroppo il 4-4-2 di Ranieri non era congeniale al mio tipo di gioco. Per questo forse un po’ di rammarico c’è.”
È subito tempo di riavvolgere il nastro e ripartire. La volontà è quella di tornare in Italia e provare a giocarsi le carte per i Mondiali del 2006: “Fu una scelta mia quella di tornare in Serie A. Sia perché a Valencia si era creata una situazione spiacevole nei miei confronti, sia perché volevo lottare per un posto tra i convocati per i Mondiali di Germania. Alla Fiorentina ho trovato un bellissimo ambiente. Prandelli mi aveva fortemente voluto e mi sono trovato molto bene. Purtroppo non è bastato per essere convocato in nazionale, ma sono molto contento di come sia andata quella stagione”.
Dopo la Fiorentina, Stefano vestirà le maglie di Torino e Livorno. Poi l’occasione che non ti aspetti, nel modo che non ti aspetti: “Fu molto particolare la trattativa che mi portò al Mantova – ricorda Fiore sorridendo – il presidente Lori aveva grandi ambizioni e mi voleva a tutti i costi. L’ultimo giorno di mercato venne a prendermi a Valencia con un aereo privato. Io non ero sicuro della scelta, lui mi convinse ad accettare senza sentire ragioni”.
Mantova sarà l’ultima esperienza tra i professionisti. Poi una nuova vita, in un’altra veste. Prima da direttore sportivo, poi come collaboratore di Oddo sulla panchina del Pescara: “Ho iniziato un percorso da direttore sportivo e devo dire che credo sia un ruolo che si sposa bene con le mie caratteristiche. Poi ho avuto la possibilità di lavorare con Oddo ed è stata un’esperienza molto formativa. Ho imparato tanto. Vedremo adesso cosa ci riserverà il futuro.”
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