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Paolo
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Cacia, dal sogno inglese all'Australia: "Ho amato Piacenza e la Serie B"
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Catanzarese di nascita, piacentino d’azione. E soprattutto bomber di passaporto. Questo può riassumere la carriera e la vita di Daniele Cacia, classe ’83 che ha salutato il calcio due stagioni fa nella “sua” Piacenza.

Anche se tutto è partito da un'altra città, ovvero Torino: “Dovrò sempre dire grazie a Franco Melotti, che mi portò nella sua squadra a Torino e ciò mi aprì le porte per la scuola calcio “Gabetto”. Con i primi mi allenavo durante la settimana, con questi ultimi invece giocavo ogni weekend, era una full immersion totale di calcio per me” ci racconta Cacia in esclusiva.

Proprio grazie alla scuola calcio e ad un’amichevole, il grande salto, inaspettato: “Segnai una doppietta contro il Piacenza e mi presero. Entrai nella loro primavera, ma mai mi aspettavo di arrivare fra i professionisti. Venivo da una famiglia umile, che “campava alla giornata” e così quando arrivò l’opportunità di volare all’estero con il sogno di guadagnare, non ci pensai due volte”.

Il sogno inglese e la sveglia italiana

Già, perché alla fine degli anni ’90 e all’inizio dei 2000 è giusto spiegare che il calcio non era internazionale come adesso. Diversi ragazzi italiani seguivano il mito di Gattuso, volato in Scozia con i Rangers (qui il retroscena) per poter guadagnare e poi riaffermarsi da protagonista in Italia.  

Cacia, su consiglio di diversi procuratori che gli promettevano il mondo, fece lo stesso: “Passai un’estate a provare con diverse squadre di Premier League inglese, mi allenai due settimane con Tottenham e West Ham. Proprio con gli Hammers stavo per firmare, ma saltò tutto, c’erano anche situazioni poco chiare dietro. Però porto con me il bel ricordo degli allenamenti con Jermain Defoe e degli incontri a pranzo con leggende come Rio Ferdinand o Paolo Di Canio, simbolo del club all’epoca. In parte, assaggiai il sogno”.

 

 

Anche se il risveglio fu molto brusco. Quando Daniele capì che non c’erano possibilità concrete di sfondare immediatamente in Inghilterra, rientrò in Italia, con una sola possibilità: “Avevo il contratto a Piacenza e potevo firmare solo lì. Fortunatamente mi “perdonarono” e rientrai con loro a dicembre”. E da lì a pochi mesi, il sogno vero Cacia lo assaporò in Italia: “Firmai il mio primo contratto da professionista, fui convocato in Nazionale Under-17 ed esordii in Serie B nella prima squadra di Novellino che poi vinse il campionato, i tasselli finalmente si unirono”.

L’amore per Piacenza e la possibilità australiana

Cinque le parentesi totali a Piacenza per lui durante la carriera, per diventare simbolo totale della tifoseria biancorossa: “È difficile oggi rivedere situazioni come Del Piero o Totti, io salutai Piacenza anche per seguire la mia ambizione e giocare in Serie A e ai massimi livelli in B. Ma la città mi ha dato tanto, infatti la prima volta che la salutai in prestito, non vedevo l’ora di tornare. Ancora oggi sono legatissimo e infatti dopo il 2019 e la mia ultima parentesi con quella maglia, non essendo arrivate offerte che potevano soddisfarmi, ho deciso di chiudere la mia carriera proprio con quell’esperienza”.  

Prima però, durante gli anni di Ascoli (17 e 12 reti in Serie B dopo i trent’anni, non male) Cacia ebbe l’opportunità di partire e provare l’esperienza in Australia: “Potevo giocare nel Sidney, tramite Grella che aveva aperto un canale di comunicazione per la trattativa. Ma ho preferito rimanere in Italia ed essere ancora protagonista nonostante l’età, sentivo di poter dare ancora tanto in Serie B”.

 

I numeri e i gol in effetti gli diedero ragione, Cacia segnò altri 15 gol in B fra Ascoli e Cesena e resta tuttora il secondo miglior marcatore della storia del campionato con 134 reti, una sola in meno rispetto a Schwoch.

Un bomber da sabato, che ha spesso “preferito fare il protagonista in Serie B che la panchina in A”: Piacenza e la “provincia” italiana ringraziano.

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