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Valentino
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Destro: quando il calciomercato è deciso da una PEC
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Tornare protagonisti non per caso, ma per forza di volontà. Certo, 9 gol in stagione non li segnava da anni, e siamo soltanto a metà. Mattia Destro torna a vedere la luce dopo un tunnel lungo almeno 5 anni. Ora se la gode, un po’ come si godeva quel successo che nell’estate del 2012 lo aveva reso tra i giovani attaccanti più cercati di tutta la Serie A. Ma era di tre squadre: Inter, Genoa e Siena. Che fare? Risolse tutto una PEC: fu la prima volta in Italia. Riavvolgiamo il nastro.

 

 

Con 12 gol in 30 partite, a 21 anni il suo nome era sulla bocca di tutti. Si era appena concluso un campionato esaltante nel Siena di Sannino, era in prestito dal Genoa, che deteneva il suo cartellino in comproprietà con l’Inter. Vi ricordate questo sistema? In pratica, due squadre possedevano il 50% di un giocatore, una delle quali deteneva anche i diritti sportivi (cioè dove il giocatore effettivamente si trovava). Se tutte erano d’accordo, il calciatore poteva essere prestato a una terza squadra. E Perinetti, nel 2011, ebbe l’intuizione di accordarsi con per un prestito con diritto di riscatto della metà dell’Inter, fissato a 1,3 milioni di euro.

  

Il Genoa (dove Mattia giocava) aveva tutto l’interesse di dargli spazio, così l’attaccante dalla Liguria si trasferì in Toscana, con i risultati di cui sopra. A stagione terminata, si dovevano tirare le somme. A Siena, al posto di Perinetti, era arrivato Stefano Antonelli; a Genova invece era diventato General Manager Pietro Lo Monaco (e quel retroscena sul Papu Gomez…). La prima mossa da nuovo ds dei bianconeri, fu proprio quella di cercare di mettere le mani su almeno il 50% del cartellino di Destro: Mezzaroma aveva l’accordo con l’Inter, ma il Genoa, che deteneva i diritti sportivi una volta terminato il prestito, doveva dare il suo assenso. C’era tempo fino al 20 giugno per trovare la quadra ed evitare le famigerate offerte in busta chiusa (quelle che Cairo, presidente del Torino, amava molto...), ma i rossoblù continuavano a prendere tempo. 

 

L’idea di Lo Monaco era quella di tornare ad avere il giocatore a disposizione, escludendo il Siena da possibili mire di cessione (l’Inter, per i paradossi di mercato, poteva essere un interlocutore molto più semplice). Così, continuava a rimandare gli appuntamenti, fino a quando non si decise di accogliere Antonelli nella casa di Preziosi, in via della Spiga a Milano. Quando? Il 20 giugno, naturalmente, con poche ore di tempo a disposizione del Siena per inviare tutti i documenti alla Federazione e ottenere il riscatto della metà dell’Inter.

A Poste chiuse...

Teniamoli bloccati fino a dopo le 18.00” è il piano di Lo Monaco concordato con Preziosi. “Gli uffici postali saranno chiusi e non riusciranno più a mandare la raccomandata in tempo”. L’incontro fu lungo, lento, ma alla fine le parti trovarono l’accordo… alle 19.00. Il Genoa pensò di avercela fatta, ma Antonelli aveva un asso nella manica: la PEC. Era appena stata introdotta, ma mai utilizzata. Perché non provarci? In serata (i documenti dovevano essere mandati entro la mezzanotte), venne inviato tutto. “Abbiamo spedito, ti confermiamo che adesso è a metà tra noi e voi”, fu la chiamata di Antonelli a Lo Monaco. Che rimase senza parole.

 

La tecnologia cambia tutto. Qualche settimana dopo, in seguito a una trattativa estenuante, Destro poi passò alla Roma: 11,5 milioni di prestito e 4,5 di diritto di riscatto. Il Siena era molto soddisfatto, e non andò così male, tutto sommato, nemmeno al Genoa (anche se già quell'agosto si consumò il divorzio tra Lo Monaco e Preziosi). Fu un’operazione che aprì la strada a un mercato informatizzato, che adesso raccontiamo come norma (basti pensare alla firma digitale di Kabak con il Liverpool). Che poi Destro, dopo un lungo giro, sia tornato al Genoa, è tutta un’altra storia. La sta vivendo ancora. Con grande entusiasmo.

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