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Valentino
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Torino-Sanabria: il giallo dell'operazione e come si è sbloccata
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Ma si fa o non si fa?”. La valigia di Sanabria era già pronta da giorni, ma quella trattativa con il Torino proprio non si sbloccava. Aveva avuto già una proposta dal Verona, la scorsa estate, ma non se ne era fatto niente: le richieste troppo alte del Betis avevano fatto frenare tutto. E anche con i granata il rischio che l’operazione saltasse era alto. Anzi, altissimo. Per risolverlo? C’è voluta molta pazienza. E un po' di fantasia finanziaria.

 

Perché sull’aspetto tecnico, c’era davvero poco da dire: Nicola, nuovo allenatore da pochi giorni, aveva avallato il nome suggerito dal ds Vagnati. Subito una chiamata ai fratelli Giuffrida e la risposta altrettanto immediata: “Sì, la destinazione è gradita”.

 

Il matrimonio si poteva fare, con Cairo che si era anche impegnato a chiudere per un titolo definitivo. Insomma: intenzione reale per un obiettivo che, a conti fatti, si sta dimostrando molto utile alla causa (la doppietta alla Juventus è lì per dimostrarlo). Il problema risiedeva soprattutto nelle tempistiche del pagamento di un corrispettivo rilevante (peraltro nel mercato di gennaio) in un momento storico come quello attuale. 

Il Betis, le cui condizioni economiche tuttora non versano nelle situazioni migliori,  non solo aveva bisogno di vendere per realizzare una plusvalenza che sistemasse il bilancio, ma anche di incassare il prima possibile (per esigenze di cassa) e si era impuntato su una modalità di trasferimento che nel calciomercato di oggi è piuttosto rara, perché impraticabile: pagamento in unica soluzione, all’acquisto. Nessuna dilazione, insomma. E siccome si parlava di circa 8 milioni di euro, qualche remora da parte del Torino c’era stata eccome.

Cessione del cartellino? No, del credito

Come risolverla? In un mercato sempre più attento alle regole finanziarie (pensate all'indice di liquidità), non poteva che correre in aiuto del Betis l’appoggio di un istituto finanziario. Avete mai sentito nominare il Credit Factory? Si tratta della cessione di un credito a un soggetto terzo, che si inserisce nella trattativa tra creditore e debitore. In poche parole, il Betis avrebbe dovuto cedere il proprio credito a una banca o a un fondo, incassando subito la cifra pattuita in trattativa; l'istituto finanziario, a sua volta, avrebbe incassato, secondo un rateo stabilito con il Torino, gli otto milioni, più una piccola percentuale per l’operazione economica. Incastro perfetto.

 

Una svolta che ha messo tutti d’accordo e che ha semplificato anche la definizione dei bonus (circa 2 milioni): il Betis li preferiva più facili da raggiungere, il Torino voleva inserire qualche variabile in più. E quando il 27 gennaio era arrivato l’ultimo ok, Sanabria aveva chiuso la valigia per partire verso l’Italia. Giallo finale? Come ogni trattativa complicata che si rispetti.

L'attesa per la firma

Un tampone positivo aveva fatto tremare le parti, perché il giocatore non sarebbe stato disponibile per quasi un mese: ma la decisione del Torino era stata presa e la parola data; nessuno si è tirato indietro.

 

Firma sul contratto di quattro anni con mascherina e ritratto con la nuova maglia, a distanza, nel corridoio dell’albergo dove ha passato la quarantena. È la foto del calciomercato ai tempi del covid. Per quella con le esultanze, si è dovuto aspettare qualche settimana in più. Se ne stanno scattando tante.

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