I romantici del calcio, ci hanno pensato subito: Baldini lascia la panchina della Carrarese a Di Natale. Ve li ricordate insieme a Empoli? Silvio ha allenato Totò dal 1999 al 2003: quattro anni fondamentali per la crescita dell’attaccante, che con 132 partite e 49 gol ha contribuito, e di molto, a far tornare l’Empoli in Serie A. Si sono salutati nel 2003: insieme non hanno più lavorato. Anche perché Totò, dal 2004, ha compiuto la scelta della sua vita. Quella che nemmeno il calciomercato avrebbe potuto fargli cambiare.
Fiorentina o Udinese?
Quell’estate, il patron dell’Empoli, Corsi, ha tra le mani due proposte: una dalla Fiorentina e una dall’Udinese. I Pozzo (e quel retroscena su Inler...) sono più avanti? Nemmeno per idea. È quasi tutto fatto con i viola, almeno fino a luglio: contratto di tre anni al giocatore e tanti soldi all’Empoli. Poi, scompaiono.
E Totò, allora, stringe la mano ai friulani. La chiusura sarà solo al 31 di agosto, ma un patto è un patto: “Dottor Pozzo, ho dato la mia parola a voi. La Fiorentina ha perso il treno”, il succo del discorso, che porta subito il presidente bianconero a modificare l’accordo, passando dai tre anni pattuiti a quattro. Ed è subito amore.
Liverpool e Napoli
Anche quelli più forti, a volte, sono soggetti a tentazione. E qualcosa c’è stato, ma non se n’è mai fatto nulla. Dopo il primo anno a Udine, Totò conquista la Champions League, e fa benissimo. E chi telefona il suo agente, Carpeggiani? Il Liverpool. Nientemeno. “Beh, in Inghilterra ci andrei”, pensa l’attaccante. Ma i Pozzo non vogliono privarsi di lui, e lui a Udine sta bene. Nulla di fatto.
Qualche anno dopo, nel 2009, a provarci è il Napoli. Il ds Marino ha chiuso con l’Udinese per Quagliarella e sta per farlo anche con Di Natale. “Non me la sento, grazie lo stesso”, l’ammissione sincera di Totò che, napoletano, ha paura di compiere il passo più lungo della gamba. A volte, l’onestà è quella che fa la differenza. Proprio come successo con la Juventus.
L'affare Juventus
27 agosto 2010, i bianconeri di Torino vendono il brasiliano Diego al Wolfsburg e cercano un giocatore con quelle caratteristiche, ma anche leggermente più duttile. Di Natale, ormai capitano e bandiera dei friulani, è l’obiettivo numero uno. Le due società raggiungono, in gran segreto, un’intesa di massima per 7 milioni di euro, coinvolgendo anche l’agente Bruno Carpeggiani.
Tutti sanno tutto, tranne il protagonista della vicenda che, nel frattempo, si sta allenando in campo. Quando torna in spogliatoio, intorno alle 5 e mezza del pomeriggio, nota qualcosa di strano sul suo telefonino: lampeggia come un semaforo. Cento chiamate, moltissime delle quali proprio di Carpeggiani, che pochi istanti dopo gli comunica la possibile svolta di mercato.
“C’è la Juventus che ti vuole, ti hanno convocato in sede per firmare perché l’accordo con Pozzo ce l’hanno già... però devi decidere tu!”. Alla faccia della svolta, totalmente inaspettata, che turba molto il silenzioso e introverso Di Natale. Il suo primo pensiero va alla presentazione della squadra in programma per la serata in piazza. La situazione si fa contorta ma il giocatore, su quel palco, ci va ugualmente. Senza timore. E dopo tantissimi cori in suo favore, all’ennesimo “c’è solo un capitano” crolla quasi commosso.
“Per quanto mi riguarda resto qui”. Un’ovazione. E anche in privato, la musica non cambia. “Dovete essere voi a prendervi la responsabilità di cedermi”, il messaggio alla famiglia Pozzo è forte e chiaro. La mattina seguente il patron Giampaolo decide di tagliare la testa al toro e mette tutto nero su bianco. Anzi, bianco su nero, formato Udinese però. “Dimmi esattamente quello che ti ha offerto la Juventus: ci penso io, ti miglioro il contratto e resti qui con noi”. 5 anni e carriera chiusa.
Colpo di coda
Al 100%? Sì, non fosse per quell’ultimissima tentazione, che porta la firma di Vincenzo Montella. Nell’estate 2012, il telefono di Totò squilla di nuovo per una proposta di mercato: “Vuoi chiudere la carriera a Firenze?”. Di nuovo. Di Natale ci pensa, perché si sarebbe avvicinato a Empoli, che resta casa sua. Ma alla fine lo è anche Udine. Perché cambiare? “Ciao, Vincenzo. Guarda, alla fine preferisco restare qui”. Totò ci ha sempre messo la faccia, ed è sempre stato molto chiaro.
E adesso proverà a riproporre in panchina quello che di magico ha fatto in campo. È la sua prima volta da allenatore di prima squadra, dopo aver lavorato nello Spezia. Una bella sfida.