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Valentino
Della Casa

La "rinascita" di Thiago Motta: i retroscena che lo hanno portato al Psg
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Hai firmato, no? Allora adesso puoi comprarti dei pantaloni”. Dialogo surreale, ma vero. È l’epilogo più felice di una trattativa avviata da tempo, chiusa di corsa e pure un po’ in anticipo. È il dialogo tra due persone che si sarebbero potute parlare già tanti anni prima, con colori diversi addosso. Thiago Motta e Ancelotti: ve li sareste immaginati insieme al Milan? Nel 2003, sarebbe potuto accadere: l’italo-brasiliano era al Barcellona, e in un’operazione che avrebbe portato José Mari in blaugrana (era appena rientrato dal prestito all’Atletico Madrid), lo si sarebbe potuto vedere in rossonero a 1,5 milioni di euro a stagione. Ma il ribaltone Laporta (qui i dettagli) aveva bloccato tutto.

 

Poco male o non parleremmo dei trofei vinti altrove. Per esempio la Champions: una con il Barcellona nel 2006 e poi quella storica con l’altra milanese, l’Inter, nel 2010. Da protagonista. Annata indimenticabile. Simbolo di una rinascita anche personale che era cominciata con il suo arrivo in Italia nel 2008.

 

Il papà del giocatore stava cercando di aiutare Thiago a rimettersi in piedi: il suo contratto con l’Atletico era terminato, lui era fermo da diversi mesi per la rottura del menisco interno del ginocchio sinistro, e non sapeva bene cosa fare. Era stato fatto un provino con il Portsmouth, ma nulla. Di qui, l’idea di sentire il suo ex agente, Alessandro Canovi: “Possiamo trovare una squadra in Italia?”. Qualche giorno di riflessione, poi: “Ci sarebbe il Genoa”. Boom.

 

Nemmeno il figlio di Enrico Preziosi, Matteo, ci credeva: “Ma davvero Thiago verrebbe da noi?”. Eppure era così. Si trattava di una sfida, una scommessa con se stesso dopo qualche stagione sotto tono. L’operazione è stata poi raccontata qualche anno dopo dallo stesso Motta: due visite mediche in segreto a Milano e Pavia, quindi la firma in uno stanzino del Ferraris prima di andare a vedere il Genoa affrontare… il Milan. Era il 14 settembre del 2008. Chi era dirigente dei rossoneri? Un certo Leonardo, ma ci torneremo.

 

 

Thiago, in quell’anno, ebbe un impatto devastante: Gasperini (e il suo preparatore di allora, Pilati) erano risuciti a far tornare la forma al giocatore e soprattutto di nuovo la voglia di emergere. Dopo un mese dalla sua firma, il 19 ottobre, Motta viene portato in panchina dal Gasp per la gara contro il Siena: “Non giocherai, non sei ancora pronto: lo faccio solo per farti sentire di nuovo il profumo dell’erba, l’atmosfera del campo”.

La rinascita di Thiago Motta

Ma dopo 15’, Milanetto si infortuna e Gasperini si gira verso di lui: “Dai, entra”. Motta non ha nemmeno le scarpe da calcio, ma indossa ancora quelle da ginnastica: ci mette più tempo del previsto a prepararsi, il suo allenatore si infuria e lo fa entrare quasi senza nemmeno il riscaldamento. Bella partita, ma mai come quella di tredici giorni dopo contro il Cagliari di Allegri: assist di Milito, e gol del centrocampista per il 2-0 sui sardi (finirà 2-1). Operazione recupero effettuata. 

 

Quell’anno, in totale, Thiago giocherà 27 partite, segnando 6 reti e aiutando la squadra ad arrivare quinta in classifica (a pari punti con la Fiorentina, che centra la Champions solo grazie alla differenza reti). E arriva l’Inter. Trattativa facile, non come quella che lo avrebbe portato al Psg nell’inverno del 2012. In Francia, come dirigente, c’è già Leonardo (che aveva allenato Thiago per un semestre in nerazzurro nel 2011) e da diverse settimane ha avviato i contatti con tutte le parti per chiudere la trattativa. L’idea è quella di fare arrivare Thiago nell’estate 2012: il giocatore si era esposto con Moratti, dicendo che sentiva concluso il suo ciclo a Milano, e l’allora presidente, come sempre, aveva cercato la soluzione migliore per tutti.

 

 

Il 31 gennaio 2012, l’agente di Thiago, Canovi, prenota l’aereo per andare a Parco dei Principi, dove si trova ancora la sede del Psg, e farlo trasferire per il giugno successivo. Volo molto presto al mattino, quindi taxi. Da lì, una chiamata: “Guarda che si fa subito”. Ma come? L’Inter ha chiuso per Guarin (e Palombo), Motta è libero di trasferirsi. Solo che Thiago, ancora, è ad Appiano ad allenarsi. Il telefono squilla di continuo (vi ricordate Di Natale?), lui non risponde. Come vede le telefonate, chiama subito: “Cosa succede?”. “Devi venire qui, ora. Da domani sarai del Paris”. Thiago non ci crede, da Appiano va direttamente verso Malpensa e si imbarca. Firma di corsa, quindi cena in un ristorante a Parigi con anche Carletto Ancelotti, il suo futuro allenatore, ça va sans dire.

 

 

Thiago è ancora vestito dal dopo allenamento all’Inter: abiti comodi, jeans con cavallo bassissimo (secondo la moda del tempo) e felpa. “Hai firmato, no?”. “Sì, mister. Sono molto felice di essere qui”. “Perfetto, ora puoi comprarti dei pantaloni nuovi”. Amore a prima vista. Cala il sipario di questo racconto. Si alza quello della storia che Thiago avrebbe fatto al Psg. Il compimento finale della rinascita. Un’esperienza, anche lì, indimenticabile.

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