A Santa Lucia chiedeva se sarebbe mai diventato un calciatore e un completino del Milan, la sua squadra del cuore. Sandro Tonali aveva 10 anni quando scrisse la sua letterina dei desideri e qualche anno più tardi si sono realizzati.
1. Sandro Tonali
Ora è un giocatore professionista e ha anche vestito i colori per cui tifa. Ma il romanticismo della storia rossonera di Tonali - almeno da tesserato - finisce in un giugno 2023 direzione: il ricco Newcastle. Ottanta milioni per accontentare il Milan è quasi 10 al giocatore per portarlo a Newcastle. Tonali non diventerà il giocatore con più presenze nel Milan ma sarà in cima alla lista delle cessioni più onerose del club.
2. Ricardo Kakà
Prima di Sandro il primato spettava a Ricardo Kakà, trasferitosi al Real Madrid per 68 milioni di euro nel 2009. Una cessione, anche quella, dolorosissima per i tifosi del Milan che vedevano nel brasiliano l’idolo che rappresentava il per sempre. Ancor di più quando nel gennaio dello stesso anno il Milan rifiutò 120 milioni dal Manchester City e lo stesso giocatore preferì l’abbraccio del suo pubblico - sventolando la sua maglietta dalla finestra - ai milioni degli sceicchi. Nel 2013 un ritorno romantico per l’ultimo abbraccio del Meazza che scaldò il cuore dei tifosi, ma non fu devastante come la prima volta.
3. Andryi Shevchenko
Al terzo posto un altro dei giocatori più amati dal popolo rossonero nel terzo millennio. Gli occhi al fischio dell’arbitro prima di battere Buffon per regalare la sesta Champions League al Milan ancora emozionano i tifosi a distanza di vent’anni. Arrivato in Italia nel 1999, Andryi Shevchenko lasciò San Siro dopo 7 anni per andare al Chelsea nell’estate 2006. Berlusconi e Galliani incassarono 43,88 milioni di euro da Abramovic e l’ucraino, nonostante il gol al debutto in Premier, non trovò mai lo stesso feeling che aveva al Milan e, ironia della sorte, perse una finale di Champions League nel 2008 contro il Manchester United ai rigori, pur segnando il suo. Quell’estate, come farà poi Kakà, tornerà al Milan per una sola stagione che non fu all’altezza dei ricordi dei tifosi e Shevchenko non riuscì a segnare un gol in Serie A, solo in Coppa Italia e in Coppa Uefa.
4. Thiago Silva
Ai piedi del podio c’è un pilastro della difesa dello scudetto del 2011: Thiago Silva. Il brasiliano lasciò Milano nell’estate 2012, l’anno della rivoluzione rossonera, quando salutarono colonne del Milan di Ancelotti e giocatori più recenti, come il brasiliano. Il Paris Saint Germain sborsò 42 milioni per aggiudicarsi il difensore che in otto stagioni in Francia vinse sette campionati e perse la finale di Champions League alla sua ultima partita contro il Bayern. L’anno dopo, passato al Chelsea, Thiago Silva coronò quel sogno che aveva inseguito anche con il Milan per tre stagioni.
5. Leonardo Bonucci
Da un centrale a un altro, epoche diverse. Al quinto posto di questa classifica c’è Leonardo Bonucci. Un’apparizione fugace in rossonero, solo una stagione, ma sicuramente piena di eventi. Il passaggio dalla Juventus al Milan nel 2017 sembrava segnare il nuovo corso rossonero targato Fassone-Mirabelli, invece ne divenne il simbolo di un progetto che non funzionò. Non solo Bonucci fu pagato quasi 40 milioni di euro dal Milan, ma venne anche investito con i gradi di capitano appena arrivato. La sua stagione non rispettò le attese e un anno dopo chiese di poter tornare a Torino. Desiderio esaudito in uno scambio alla pari con Caldara messo a bilancio per 35 milioni.
6. Krzystof Piatek
Andando avanti di un anno e mezzo nella storia recente del Milan viene il turno di un altro attaccante. Uno che fece innamorare San Siro al primo sguardo e poi non mantenne le aspettative: Krzystof Piatek. Arrivato nel mercato di gennaio 2019 per sostituire Higuain passato al Chelsea, il polacco esordì da titolare in Coppa Italia contro il Napoli e fece una doppietta che esaltò il pubblico rossonero. Una vena realizzativa - quella che aveva espresso anche al Genoa fino a quel momento - che si affievolì sempre di più fino a diventare più un “peso” che una risorsa l’anno seguente. Che non fu neanche intero, perché a fine mercato invernale nel 2020 il Milan lo cedette all’Hertha Berlino per 24 milioni di euro, rientrando in parte dell’investimento fatto un anno prima.
7. Lucas Paquetá
Al settimo posto, un compagno di squadra del Pistolero. Arrivato anche lui in quel gennaio, partì subito bene, tanto da far evocare ai tifosi del Milan, in coppia con Piatek, una storica foto di Kakà e Shevchenko che esultavano dopo un gol. Anche per Lucas Paquetá innamoramento e disillusione furono egualmente veloci. Dapprima nuova mezz’ala nel 4-3-3 di Gattuso prima, di Giampaolo poi, non riuscì a confermarsi con l’arrivo di Pioli e il passaggio al 4-2-3-1 chiuse progressivamente le porte al brasiliano. Nel mercato autunnale del 2020 Paquetá fece le valigie per Lione e il Milan incassò 23,44 milioni di euro.
8. Francesco Coco
Tornando indietro di 21 anni in questa classifica compare un nome, forse, inaspettato. Francesco Coco, dopo essere cresciuto nelle giovanili rossonere, non trovò grande fortuna in prima squadra. Prima i prestiti al Vicenza, Torino e addirittura Barcellona, poi la cessione definitiva ai cugini dell’Inter, nell’ambito dell’operazione che portò Clarence Seedorf in rossonero. Considerato uno scambio alla pari, il Milan mise a bilancio quella cessione per 22,5 milioni di euro (qui i migliori colpi di quell'estate).
9. Suso
Penultimo posto per un altro esponente del Milan pre rinascita pioliana. Jesus Suso, per anni considerato il miglior talento del Milan, finì anche lui per non convincere più e nel gennaio della rivoluzione di Pioli - quando gli preferì Castillejo come esterno - fece le valigie come il suo compagno Piatek. Suso tornò in Spagna, al Siviglia, e il Milan incassò 21,7 milioni di euro.
10. Zlatan Ibrahimovic
All’ultimo posto una sorpresa, probabilmente: Zlatan Ibrahimovic. Lo svedese fu venduto nell’estate del 2012 al Paris Saint Germain nell’operazione che coinvolse anche Thiago Silva. Negli anni successivi, l’attaccante rivelò di essere stato ceduto da Galliani senza nemmeno essere interpellato e arrivò a litigare con il vecchio ad. Una cessione che servì al Milan per risanare le casse societarie - incassò 21 milioni - e Ibra, potendo scegliere, non si sarebbe mai mosso da San Siro. Poi con il passare degli anni le cose tornarono a posto, fino all’ultimo commovente addio di inizio giugno.