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Da bomber a talent scout: la nuova avventura di Mario Gomez

Ha smesso di segnare due anni fa e ha chiuso con il calcio giocato. Ora Mario Gomez cercherà di andare in gol sotto un’altra veste: da talent scout. L’ex giocatore del Bayern Monaco è diventato il nuovo direttore tecnico del gruppo Red Bull. Lavorerà oltre oceano per il Bragantino e il New York.

 

 

 


 

 

 

  

 

Un ruolo mica da poco contando che tra i suoi predecessori ci sono Ralf Rangnick e Johannes Spors. Una responsabilità ancora maggiore visto che il gruppo austriaco ha scovato, tra gli altri, attaccanti del calibro di Erling Haaland e Timo Werner.

 

Mario Gomez si è fatto vedere anche in Italia, ma non apprezzare fino in fondo per le sue doti da cecchino. Nell’estate 2013 è arrivato alla Fiorentina come settimo acquisto più oneroso della storia Viola – il secondo all’epoca, dietro solamente a Nuno Gomes – ma non ha mantenuto le attese. La Fiorentina sborsò 15.5 milioni per convincerlo a lasciare la Baviera. In due anni segnò, però, solo 14 reti in 47 partite tra tutte le competizioni.

 

 

  

 


 

 

 

E pensare che Gomez fece di tutto per accasarsi lungo l’Arno. L’estate post (primo) Triplete bavarese fu animata da un braccio di ferro: l’attaccante non voleva più il Bayern e il Bayern non voleva più l’attaccante. Ma non era nemmeno disposto a regalarlo. L’offerta iniziale della Fiorentina non convinse il club dell’allora presidente Uli Hoeness e Pep Guardiola, neoallenatore, non voleva privarsi di lui nonostante l’avesse escluso dalle prime amichevoli estive.

 

 

 


 

 

 

Alla fine prevalse Gomez che fece cadere la resistenza tedesca e si presentò a Firenze come un eroe. Passione dei tifosi già assaggiata da avversario nel 2010 quando il Bayern perse al Franchi 3-2 negli ottavi di finale di ritorno della Champions League, ma si qualificò grazie al 2-1 all’Allianz dell’andata nella quale Gomez giocò ma non lasciò il segno.

Ora, dunque, l’ex attaccante studia per diventare il nuovo Ralf Rangnick per il gruppo Red Bull. E l’occhio da rapace d’area non servirà per evitare il fuorigioco ma per scovare talenti che possano diventare gli attaccanti, e i giocatori più in generale, del futuro.

Redazione

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